Quello che gli uomini non dicono

La libertà di cambiare sesso: da Diodoro Siculo a Zaia

La cultura gender e la libertà di cambiare sesso non sono affatto state inventate nel nostro tempo. Già Plinio il Vecchio, che da studioso e da comandante della flotta sacrificò la vita alla sua curiosità nel giorno della catastrofe di Pompei, scrive: «Non è una favola che da donne ci si tramuti in maschi». Prima ancora, Diodoro Siculo racconta la storia di Eraide, figlia di Diofanto, un macedone che viveva in Arabia.

Eraide si sposa con Samiade, e all’apparenza tutto va bene. Un giorno però, mentre il marito era in viaggio, Eraide si ammalò, «afflitta da una forte infiammazione tumescente al basso ventre. Poiché il gonfiore cresceva sempre di più, col sopraggiungere di febbre alta, i medici sospettarono che si trattasse di un’ulcera al collo dell’utero. Ma al settimo giorno la superficie del tumore si spaccò e dai genitali di Eraide eruppe un membro virile con i testicoli attaccati». La madre e le due serve di Eraide tacciono l’accaduto. Però finisce male. Il marito torna dal viaggio, pretende di avere rapporti sessuali, Eraide si rifiuta, nel timore che il suo segreto venga scoperto.

Samiade la denuncia, si va in tribunale, dove emerge la verità. Il marito si suicida per la vergogna. Eraide cambia nome e inizia la sua nuova vita da uomo.

Ora noi sappiamo che la vicenda ha una base scientifica. Racconta Zaia che ogni anno in Veneto nascono (in una percentuale in linea con il resto del mondo) una decina di ermafroditi: bambini che hanno gli organi genitali di entrambi i sessi; toccherà a loro stabilire, con l’aiuto dei medici, quale sia il sesso prevalente, se si sentano maschi o femmine. La Regione Veneto ha aperto da anni un centro per il cambio di sesso. «Non ne avrò mai bisogno» ha chiosato il capo del partito di Zaia, Salvini. Certo. Ma la politica si deve occupare anche di chi è diverso da te.

E non c’è davvero nessun motivo per vergognarsi.