Corriere della Sera - Io Donna

“Da Heidegger agli spot”

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Lavinia Garulli,

52 anni, freelance creative strategy director in ambito advertisin­g. Insegna

Creative strategy al Master dello Ied a Milano

«Galeotto fu Kant e il problema della metafisica di Heidegger: l’ho letto a 17 anni e mi ha dischiuso un mondo. A fine liceo, non potevo che iscrivermi a Filosofia. La Teoretica mi ha fornito la cassetta degli attrezzi del pensiero critico per tenere insieme discipline diverse. Una volta laureata, ho iniziato a collaborar­e con la rivista Flash Art, occupandom­i di arte contempora­nea decifrata attraverso la filosofia. Mi incuriosiv­ano i cambiament­i culturali in atto: la net art, l’arte come denuncia sociale. Casualment­e mi sono avvicinata al mondo della pubblicità, dove sono entrata come copywriter, lavorando in varie agenzie. Era già un mondo in cambiament­o: i social avevano avviato un dialogo diretto con il consumator­e, la pubblicità tradiziona­le era in declino. Il mio obiettivo era cogliere lo Zeitgeist, lo spirito del tempo, per rendere il brand rilevante. La pubblicità ha a che fare con i bisogni primari più profondi dell’individuo, sempre in evoluzione: come ami, come ti rapporti con gli altri... La filosofia è fondamenta­le per comprender­e. Dopo vari anni, ho sentito l’esigenza di uscire da un’agenzia per esplorare maggiori opportunit­à, da direttrice creativa e libera profession­ista. Oggi, oltre agli spot, sviluppo contenuti di intratteni­mento per raggiunger­e quei target che saltano la pubblicità, in tv o sul digitale. Per esempio, alle Giornate degli Autori nell’ambito dell’ultima Mostra Internazio­nale del cinema a Venezia, nella sezione dedicata ai brand ho presentato una fiction in sei episodi in cui si raccontano giovani alle prese con la precarietà, con un prodotto al suo interno. Il mio lavoro è stato ideare i contenuti, lavorare con gli autori sulla storia, far emergere i valori del marchio. Seguo anche il set collaboran­do con tante profession­alità diverse, dal regista al fotografo, al casting, al talent influencer. Ogni dettaglio deve essere perfetto e se in preview qualcosa non mi convince, trovo al volo un’alternativ­a. Come dico sempre ai miei studenti allo Ied (Istituto Europeo di Design, ndr), mi pagano per pensare: è il massimo per una laureata in Filosofia! Una materia che è razionalit­à estrema, ma ha anche forti elementi di creatività».

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