Corriere della Sera - Io Donna
Le app del meteo ci hanno davvero migliorato la vita?
Solo chi gira su due ruote può capirmi fino in fondo. Decenni di interrogativi uscendo di casa: pioverà o no? Conviene prendere lo scooter o è meglio aspettare un autobus? Interrogativo non da poco per chi ha a cuore la propria salute e la sicurezza su strada (girare in motorino con un temporale e l’asfalto bagnato o, peggio, i sampietrini è pericoloso). Ma la mia amata città, Roma, ha un traffico notoriamente infernale e muoversi in scooter risolve molti problemi. Sapere se si potrà ricorrere all’amato due ruote significa poter moltiplicare gli impegni e risolvere non pochi problemi. Figuriamoci se non posso essere un fan sfegatato di tutti i siti di previsioni del tempo, sempre più precisi e sempre più attendibili. Sono in ottima compagnia, visto e considerato che addirittura l’enciclopedia Treccani ha inserito tra le parole attestate del 2023 anche “Caronte”, l’ondata di caldo così ribattezzata da Antonio Sanò, ideatore e fondatore del sito meteo.it.
Avere un simile, formidabile strumento a disposizione non aiuta solo a programmare gli spostamenti in moto. Chi, come me, in estate va in montagna può evitare eventuali acquazzoni sui sentieri ma persino in autostrada, prevedendo quali saranno le ore più roventi ai caselli. Per arrivare poi ad altri settori della vita: programmare d’estate una cena in terrazza, o una spedizione al mare nel fine settimana. Un vero lusso per chi è nato e cresciuto in anni in cui le previsioni del tempo erano affidate al mitico colonnello Edmondo Bernacca che appariva sugli schermi della Rai del monopolio e, con la sua bacchetta e le sue cartine, dava indicazioni scientificamente attendibili ma inevitabilmente incerte sugli orari e sugli sviluppi. Adesso basta toccare lo schermo del telefono e si hanno continui aggiornamenti con un margine di errore sempre più ridotto. Il mio indimenticato amico Giuliano Zincone, grande inviato e commentatore, diceva sempre a noi amici: «Non fate i passatisti, oggi vivere è molto più comodo di quando eravamo giovani, anche nelle piccole cose». E lo sosteneva dieci anni fa, poco prima di lasciarci. Figuriamoci cosa avrebbe detto oggi consultando meteo.it
Sarà passata una decina d’anni da quando un amico, uno di quelli più ferrati sulle app del cellulare all’ultimo grido, mi consigliò di scaricare “omissis” (non ne farò il nome), a suo dire il miglior servizio meteo in circolazione. Per quanto non fossi un frequentatore di siti sul meteo, e men che meno usassi le loro applicazioni, tanti li conoscevo quantomeno per sentito dire; omissis no. Qualche tempo dopo, un conoscente che lavora nelle produzioni cinematografiche, durante una cena in cui si parlava delle cose che ci avevano cambiato la vita, disse che a lui la vita l’aveva cambiata proprio omissis, il sito-applicazione-servizio meteo di cui mi aveva parlato il mio amico di prima. “Sai, a noi del cinema sapere con certezza se piove o no, l’organizzazione della vita la cambia davvero”. Nei mesi successivi, nelle situazioni più disparate, ho sempre trovato qualcuno che a un certo punto di una discussione qualsiasi iniziava a decantare le lodi di omissis; e quel qualcuno era sempre convinto di citare una chicca sconosciuta ai più quando in realtà persino io, che pure non ero un fanatico del meteo, già ne avevo sentito parlare a più riprese.
Ho sempre pensato che l’ascesa dell’ex piccolo omissis nell’olimpo del meteo mondiale fosse un po’ come quella delle band indipendenti che in un tempo rapidissimo passavano dal suonare nella metropolitana al super-contratto con una major. Una sorta di Måneskin delle previsioni del tempo. Peccato non aver mai verificato, né aver mai scaricato omissis o altre applicazioni, convinto com’ero e sono che il meteo - per chi può - dev’essere una variabile “dipendente” della vita, non quella che determina le altre. Se devo andare da A a B e posso farlo solo col motorino, ecco, se piove mi bagno, se non piove no. Se voglio andare a fare il weekend a C, ci vado sia che forse piove che se forse non piove. Sbaglierò, ma non metto i miei piani nelle mani del meraviglioso omissis e dei suoi fantastici colleghi. E neanche delle altre app che mi dicono quanto camminare, come, se in salita o discesa. Magari un giorno pagherò un prezzo altissimo per questo rifiuto. Ma intanto vivo.