Corriere della Sera - Io Donna
Se lo conosci, lo usi
Le nuove forme di vitamina A sono stabilizzate, incapsulate e a rilascio progressivo pur mantenendo intatta la loro efficacia sul turnover cellulare. Piccola guida per conoscerle meglio. E usarle (solo dopo i 40)
Che cosa si intende per retinoidi?
Sono un gruppo di composti chimici tutti derivanti dalla vitamina A, di cui fa parte anche il retinolo. Pur avendo un’origine comune, possiedono caratteristiche diverse. Il gruppo include tra gli altri anche l’acido retinoico, che solo il medico può prescrivere per l’azione particolarmente “aggressiva”, e altre sostanze a utilizzo invece cosmetico come la retinaldeide, e il retinolo palmitato e acetato. Ad accomunarle tutte è il fatto che una volta veicolate sulla pelle sono trasformate in acido retinoico, la forma attiva del principio attivo, grazie agli enzimi cutanei.
Nel retinolo palmitato e acetato questa conversione è più lenta, perciò sono più delicati ma anche meno efficaci, mentre nel caso della retinaldeide, tre volte più potente del retinolo, è decisamente più rapida. Lo stimolo dei retinoidi comporta un’accelerazione del ricambio cellulare epidermico
- in sostanza portano in superficie le cellule più giovani e più “luminose”
- e un effetto correttivo delle rughe che rivitalizza in profondità attenuando increspature e macchie, mentre la grana diventa più uniforme e radiosa. La sostanza contrasta il photoaging, l’invecchiamento legato alla radiazioni Uv, ma è fortemente reattiva al sole e va evitata di giorno per non dare luogo a irritazioni. A livello cutaneo il retinolo svolge funzioni diverse rispetto a quelle sistemiche, dove interviene nello sviluppo delle ossa, nella crescita dei denti e nel regolare la risposta immunitaria dell’organismo. Le fonti di vitamina A provengono dal regno animale: principalmente uova, latte, fegato, olio di pesce.
Esistono alternative vegetali al retinolo?
Sì, da tempo disponiamo di attivi verdi molto interessanti estratti da piante erbacee come la Bidens pilosa e la Psoralea corylifolia, quest’ultima anche conosciuta come Babchi. Hanno un’efficacia paragonabile a quella dei retinoidi prodotti in laboratorio, sono ben tollerati e privi di quegli effetti collaterali, come l’eccessiva secchezza o l’irritazione, che ormai tendono comunque a essere piuttosto rari anche nel caso dei sintetici.
Il primo, in particolare, è molto versatile, specifico per il contorno occhi e può essere utilizzato anche in gravidanza. Inoltre, è antiossidante e lenitivo, riduce visibilmente le linee d’espressione, uniforma il tono cutaneo e ripristina anche l’idratazione delle labbra screpolate. Dai semi e dalle foglie della Psoralea corylifolia si estrae invece il bakuchiolo, antiaging e antiacne, che proprio come i retinoidi sintetici interviene sugli enzimi del collagene e della matrice extracellulare.
Parliamo in ogni caso di sostanze che è opportuno aggiungere nella beauty routine non prima dei 40 anni, i cui risultati in genere sono visibili dopo due/tre settimane. Inserendoli e interrompendoli gradualmente.
Quali sono i dosaggi cosmetici consigliati?
Essendo una vitamina liposolubile, dunque potenzialmente soggetta ad accumularsi nell’organismo, il Comitato scientifico per la sicurezza dei consumatori ne ha indicato le percentuali massime per un impiego sicuro: 0,3 per cento nei prodotti per il viso (pari al 24 per cento dei livelli massimi tollerabili di assunzione) e 0,05 per cento in quelli per il corpo (pari al 20 per cento dei livelli massimi tollerabili di assunzione).
Nel secondo caso il dosaggio è più diluito in virtù della maggior estensione della superficie da trattare.
Le percentuali sono state calcolate perché risultino molto ben tollerate anche in caso di epidermide sensibile. Il fatto che si trovi spesso il retinolo in fondo alla lista degli ingredienti non deve dunque stupire, né indurre a credere che risulti poco attivo. Tutt’altro. Trattandosi di una raccomandazione e non di un obbligo, le aziende hanno facoltà di decidere come regolarsi, ragion per cui è possibile imbattersi in specialità dove la sostanza è presente all’uno per cento o anche in quantità superiore. In alcuni casi essa si incorpora nei cosmetici sotto forma di liposomi, piccole vescicolette lipidiche che migliorano il trasporto a livello cutaneo, così da assicurarne anche un rilascio graduale, un assorbimento più lento e, quindi, una maggior tollerabilità.
Trattandosi di una vitamina liposolubile, viene comunque ben assimilata dalla pelle anche senza l’eventuale contributo di questi carrier. Per la sua versatilità non è infrequente trovare il retinolo in formule che associano idratanti come l’acido ialuronico, i peptidi, le ceramici e altri ingredienti funzionali valorizzati da texture confortevoli e a immediato assorbimento.