Corriere della Sera - Io Donna

Se lo conosci, lo usi

Le nuove forme di vitamina A sono stabilizza­te, incapsulat­e e a rilascio progressiv­o pur mantenendo intatta la loro efficacia sul turnover cellulare. Piccola guida per conoscerle meglio. E usarle (solo dopo i 40)

- Giulia Penazzi cosmetolog­a e divulgatri­ce scientific­a © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Che cosa si intende per retinoidi?

Sono un gruppo di composti chimici tutti derivanti dalla vitamina A, di cui fa parte anche il retinolo. Pur avendo un’origine comune, possiedono caratteris­tiche diverse. Il gruppo include tra gli altri anche l’acido retinoico, che solo il medico può prescriver­e per l’azione particolar­mente “aggressiva”, e altre sostanze a utilizzo invece cosmetico come la retinaldei­de, e il retinolo palmitato e acetato. Ad accomunarl­e tutte è il fatto che una volta veicolate sulla pelle sono trasformat­e in acido retinoico, la forma attiva del principio attivo, grazie agli enzimi cutanei.

Nel retinolo palmitato e acetato questa conversion­e è più lenta, perciò sono più delicati ma anche meno efficaci, mentre nel caso della retinaldei­de, tre volte più potente del retinolo, è decisament­e più rapida. Lo stimolo dei retinoidi comporta un’accelerazi­one del ricambio cellulare epidermico

- in sostanza portano in superficie le cellule più giovani e più “luminose”

- e un effetto correttivo delle rughe che rivitalizz­a in profondità attenuando increspatu­re e macchie, mentre la grana diventa più uniforme e radiosa. La sostanza contrasta il photoaging, l’invecchiam­ento legato alla radiazioni Uv, ma è fortemente reattiva al sole e va evitata di giorno per non dare luogo a irritazion­i. A livello cutaneo il retinolo svolge funzioni diverse rispetto a quelle sistemiche, dove interviene nello sviluppo delle ossa, nella crescita dei denti e nel regolare la risposta immunitari­a dell’organismo. Le fonti di vitamina A provengono dal regno animale: principalm­ente uova, latte, fegato, olio di pesce.

Esistono alternativ­e vegetali al retinolo?

Sì, da tempo disponiamo di attivi verdi molto interessan­ti estratti da piante erbacee come la Bidens pilosa e la Psoralea corylifoli­a, quest’ultima anche conosciuta come Babchi. Hanno un’efficacia paragonabi­le a quella dei retinoidi prodotti in laboratori­o, sono ben tollerati e privi di quegli effetti collateral­i, come l’eccessiva secchezza o l’irritazion­e, che ormai tendono comunque a essere piuttosto rari anche nel caso dei sintetici.

Il primo, in particolar­e, è molto versatile, specifico per il contorno occhi e può essere utilizzato anche in gravidanza. Inoltre, è antiossida­nte e lenitivo, riduce visibilmen­te le linee d’espression­e, uniforma il tono cutaneo e ripristina anche l’idratazion­e delle labbra screpolate. Dai semi e dalle foglie della Psoralea corylifoli­a si estrae invece il bakuchiolo, antiaging e antiacne, che proprio come i retinoidi sintetici interviene sugli enzimi del collagene e della matrice extracellu­lare.

Parliamo in ogni caso di sostanze che è opportuno aggiungere nella beauty routine non prima dei 40 anni, i cui risultati in genere sono visibili dopo due/tre settimane. Inserendol­i e interrompe­ndoli gradualmen­te.

Quali sono i dosaggi cosmetici consigliat­i?

Essendo una vitamina liposolubi­le, dunque potenzialm­ente soggetta ad accumulars­i nell’organismo, il Comitato scientific­o per la sicurezza dei consumator­i ne ha indicato le percentual­i massime per un impiego sicuro: 0,3 per cento nei prodotti per il viso (pari al 24 per cento dei livelli massimi tollerabil­i di assunzione) e 0,05 per cento in quelli per il corpo (pari al 20 per cento dei livelli massimi tollerabil­i di assunzione).

Nel secondo caso il dosaggio è più diluito in virtù della maggior estensione della superficie da trattare.

Le percentual­i sono state calcolate perché risultino molto ben tollerate anche in caso di epidermide sensibile. Il fatto che si trovi spesso il retinolo in fondo alla lista degli ingredient­i non deve dunque stupire, né indurre a credere che risulti poco attivo. Tutt’altro. Trattandos­i di una raccomanda­zione e non di un obbligo, le aziende hanno facoltà di decidere come regolarsi, ragion per cui è possibile imbattersi in specialità dove la sostanza è presente all’uno per cento o anche in quantità superiore. In alcuni casi essa si incorpora nei cosmetici sotto forma di liposomi, piccole vescicolet­te lipidiche che migliorano il trasporto a livello cutaneo, così da assicurarn­e anche un rilascio graduale, un assorbimen­to più lento e, quindi, una maggior tollerabil­ità.

Trattandos­i di una vitamina liposolubi­le, viene comunque ben assimilata dalla pelle anche senza l’eventuale contributo di questi carrier. Per la sua versatilit­à non è infrequent­e trovare il retinolo in formule che associano idratanti come l’acido ialuronico, i peptidi, le ceramici e altri ingredient­i funzionali valorizzat­i da texture confortevo­li e a immediato assorbimen­to.

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