Corriere della Sera - Io Donna
Libere di scegliere
Perché hai un figlio? La domanda che rovescia gli schemi è un buon punto di partenza per raccontare l’indagine condotta da Ilaria Maria Dondi in Libere di scegliere se e come avere figli (Einaudi). Se chi figli non ne ha, infatti, ne deve dare sempre conto, le madri non sono tenute (quasi) mai a esplicitare le proprie motivazioni, con un deficit di consapevolezza che le lascia in balia di molti, insidiosi, non detti. La domanda mancata è, per esempio, la spia di una lettura fallace della realtà, che considera l’attuale percentuale delle “senza figli italiane” (il 22, 5 per cento, calcolate sulle nate nel 1976) un’anomalia contemporanea: è, invece, scrive Dondi, un dato in linea con i tassi riproduttivi occidentali dal ’500 al 1930,
«la precedenti cioè mistica mammocentrica che affonda le radici nel babyboom del
dopoguerra». secondo
Il focus del saggio è individuare come questa sovrapposizione forzosa tra femminile e materno vada a scapito di tutte le donne e dei loro progetti di autodeterminazione. Qualche esempio tra i molti: il pregiudizio promuove solo un certo tipo di madri - adulte, etero e in coppia - a scapito di altre, a cominciare da baby mamme, mamme - nonne, mamme lesbiche, mamme disabili, mamme... femministe (“ma come? Sei attivista e madre, pure di un figlio maschio!”).
O iscrive d’ufficio quante non hanno figli, per scelta o meno, in un girone di consolazione dove dimostrarsi comunque fertili, avendo successo come imprenditrici, scrittrici, premi Nobel o contribuendo in qualche modo al bene della società. E giustificare ancora una volta il proprio status.