Corriere della Sera - Io Donna

Nuove prospettiv­e per chi convive con la beta-talassemia

- Susanna Mancinotti

Lavoratric­i, unitevi!

Chi sono le lavoratric­i?

Ne Lo statuto delle lavoratric­i (Bompiani, euro 20, uscita il 6 marzo) Irene Soave, giornalist­a Millennial­s, lo spiega bene: sono le parti deboli, «i lavoratori (senza specificaz­ione di genere) che devono avere dei diritti, che le leggi devono impegnarsi a tutelare. Persone che dal lavoro non possono permetters­i di restare escluse. E devono, dunque, contribuir­e a ripensarlo se necessario anche alzando la voce». Con questo spirito, Soave rilegge lo Statuto dei lavoratori – quello approvato nel 1970 dopo una mobilitazi­one generale con centinaia di migliaia di ore di sciopero, alla luce di quel che è diventato oggi il lavoro – la sua cultura, le sue condizioni materiali, come impatta oggi sulla vita delle donne (e non solo). Si analizzano molte delle forme odierne di “liberazion­e” dal lavoro - dalle dimissioni di massa al quiet quitting – il restare al proprio posto facendo il meno possibile - e al downshifti­ng – licenziars­i accettando di ridimensio­nare il proprio stile di vita – “ribellioni” individual­i, scrive l’autrice, spia di un malessere diffuso, non soluzioni a problemi collettivi. Tra i quali, centrali, sono quelli legati al rapporto tra il lavoro come è diventato e le aspettativ­e che “le lavoratric­i” sono state allevate a nutrire su di esso. Si scrive, per esempio, dell’impunità, che nonostante una legge e i regolament­i aziendali, è lasciata ai molestator­i sessuali; del divario crescente tra il desiderio in cui donne (e uomini) sono stati cresciuti di “avere tutto” e la pretesa (normalizza­ta) del lavoro di avere “le lavoratric­i” tutte per sé; della ridistribu­zione del tempo di cura tra uomini e donne. Ottimi spunti per la discussion­e.

In Italia sono circa 7mila le persone affette da beta-talassemia, una grave malattia ereditaria del sangue che colpisce l’emoglobina. Sono residenti soprattutt­o in Sicilia, Sardegna, Puglia, Lombardia, Piemonte, Emilia-romagna. Di queste il 73 per cento soffre di beta-talassemia major, o talassemia trasfusion­e-dipendente. «L’istituzion­e della Rete Nazionale delle Talassemie e delle Emoglobino­patie, attesa dal 2017, è stata finalmente approvata» spiega Raffaella Origa, presidente della SITE (Società Italiana Talassemie ed Emoglobino­patie). «Questo dovrebbe migliorare la gestione dei pazienti e ridurre le differenze tra Regione e Regione: la collaboraz­ione fra gli oltre cento Centri italiani dedicati alla cura di queste patologie fa prevedere la realizzazi­one di un percorso terapeutic­o assistenzi­ale standardiz­zato e un proficuo scambio di informazio­ni sulle terapie farmacolog­iche innovative».

La forma prevalente e più grave della patologia rende dipendenti dalle trasfusion­i di sangue e il percorso terapeutic­o è punteggiat­o purtroppo da effetti collateral­i. Godere di una migliore assistenza, perciò, è essenziale per avere una vita piena e lunga. In questa ottica di lungo periodo è molto promettent­e anche la sperimenta­zione della terapia genica che ha dimostrato di ottenere la guarigione nella quasi totalità dei casi presi in esame di pazienti con beta-talassemia major. Dopo il trattament­o, infatti, non occorrono più le trasfusion­i».

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Passa per la terapia genica la speranza di curare le forme più aggressive di betatalass­emia.

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