Corriere della Sera - Io Donna
Com’è moderna Pompei
L’antica città romana strega la nostra immaginazione per la bellezza di affreschi e mosaici, certo. Ma anche perché svela una quotidianità molto simile alla nostra
Ci sono piccoli libri che vi portate ovunque per leggerli in ogni pausa quotidiana e poi ci sono i libri grandi che si tengono sui tavolini bassi in salotto e impreziosiscono l’ambiente. Oggi vi voglio parlare di un libro grande che però vi verrebbe voglia di portare con voi, non solo per la bellezza delle immagini ma per la storia avvincente che narra. Pompei ieri e oggi di Massimo Osanna pubblicato dall’enciclopedia Italiana Treccani non è solo un elegante volume con le bellissime foto di Luigi Spina, ma è un viaggio appassionante alla scoperta di Pompei insieme a chi ha passato una vita a studiare, scoprire e proteggere questo luogo magico. Osanna, per anni, è stato soprintendente archeologo e direttore generale della Soprintendenza di Pompei, e insieme alla squadra del Grande Progetto Pompei ha riportato alla luce meraviglie nascoste grazie a nuovi scavi ma soprattutto ha ridato dignità a questo museo a cielo aperto che viveva un momento di incuria e abbandono.
Attraverso gli occhi emozionati dei tanti viaggiatori che nei secoli hanno scoperto Pompei, l’autore ci svela il segreto del suo fascino eterno che continua a stregare la nostra immaginazione. E non riguarda solo la bellezza degli affreschi e mosaici e la strabiliante conservazione di case, templi e negozi. La forza di Pompei è anche nel racconto dei minimi dettagli della vita quotidiana di un’umanità di duemila anni fa che riscopriamo molto più simile a noi di quanto i libri di storia ci hanno tramandato. Grazie allo svelamento di una civiltà rimasta magicamente integra riusciamo a vedere come riflessa in uno specchio la nostra vita contemporanea e capire nel profondo l’eternità della natura umana. Siamo tutti lì con le nostre paure, i nostri dolori, le speranze e la joie de vivre; passeggiando tra quelle case riviviamo le nostre pene sentimentali nelle dediche degli amanti o condividiamo l’ironia beffarda dei graffiti che celebrano l’eros più terreno; tremiamo per il terrore della morte insieme ai calchi dei corpi rattrappiti in fuga dai lapilli e cerchiamo di proteggerci con gli oggetti scaramantici stretti al petto per scongiurare la fine. Non a caso il poeta Jean Cocteau in una lettera alla madre, citata nel libro insieme a tante poetiche impressioni dei viaggiatori di ogni tempo, parla del suo arrivo a Pompei come di un ritorno a casa. Sì, Pompei è la nostra casa, la culla dove siamo nati e dove è dolce tornare per non perdere mai la nostra umanità.