Corriere della Sera - Io Donna
Il pranzo della domenica
Non ci sono più i pranzi della domenica di una volta. La figlia arriva con il suo contenitore di plastica già porzionato e scondito e si rifiuta di versarlo nel piatto perché le fa troppa tristezza. Il marito, per solidarietà di coppia, segue la stessa dieta, ma vacilla già al primo, e un assaggio di pasta qui e di arrosto là fa giornata modo suo. Le bambine sarebbero da dividere, perché una mangerebbe anche le gambe del tavolo, l’altra disdegna tutto; io non so se sia peggio una nipote extralarge o una invisibile, e nel dubbio infilzo una di pasta al ragù e sottraggo all’altra le focaccine unte, sperando di non confondermi.
I residenti della casa non aiutano. Il marito segue il suo regime inflessibile come fosse un martirio da uomini veri, mi accusa subdolamente di avere un piano diabolico per farlo ingrassare e per mostrare la sua incorruttibilità affonda stoico il cucchiaino nel tristissimo yogurt extralight alla frutta. Il figlio piccolo, grazie ad allenamenti di gruppo a distanza, è emerso dal Covid come una versione Jury Chechi di se stesso. Si attorciglia sulle braccia come un serpente, si appende agli stipiti come un koala, si tiene in orizzontale sugli angoli dei divani come una bandiera. Per lui solo proteine: uova strapazzate, bistecche, hamburger, come fossimo sempre in una dinette americana. Il figlio di mezzo, quello che lavora all’estero, quando viene in visita sa che tutti lo troveranno un po’ ingrassato ma nessuno glielo dirà per non dispiacerlo, e allora adotta la giustificazione preventiva, si lamenta della cucina francese tutta burro e grassi nascosti e si sente in obbligo di offrire prova di fierezza rifiutando (quasi) tutto. Dall’altra parte del tavolo lo accarezza con lo sguardo la fidanzata, che a mezzogiorno ha già bruciato tutte le calorie della giornata con un paio di sessioni di spinning, è l’unica che sa scansionare i cibi con lo sguardo laser, tradurli in calorie e adeguare i suoi assaggi. Sa perfettamente dove e come fermarsi e tutti la guardano ammirati.
Poi c’è la nonna bis, che ha appena annunciato con enfasi di avere eliminato completamente i carboidrati dalla sua dieta. La pasta non l’ha mai mangiata, ma ora è all’indice anche il riso. “Mamma, perché? Pesi come un uccellino, devi nutrirti”, cerco di convincerla, ma so che è inutile: la sua è la via dell’anacoreta. Tutti suggeriscono agli anziani di mangiare poco e lei sta benone. Compensa però cucinando per tutti, portando ogni domenica delizie e leccornie che non assaggerà mai e che affollano la tavola contravvenendo a ogni regola di corretta alimentazione.
Lì in mezzo ci sono io, che alla domenica qualche strappo lo farei volentieri e infatti lo faccio. Che cerco invano di richiamare all’ordine e ripeto la mia noiosissima litania, meno carne, più cereali integrali, dove sono i legumi, i vostri piatti sono troppo squilibrati, state facendo del male al pianeta, ma nessuno mi ascolta, famiglia senza coscienza ecologista e troppo vanitosa. Mi consolo con la crostata, che è sempre buonissima. Finirà che l’unica che non arriva pronta alla bella stagione sarò proprio io.