Corriere della Sera - Io Donna

Se avessimo messa Cristina Trivulzio su un piedistall­o, l’avremmo allontanat­a dagli sguardi e nessuno avrebbe potuto appoggiare le mimose nel suo grembo, come succede ogni 8 marzo

- Francesca Moncada di Paternò

Pubblico o privato io Donna

Cara Danda,

ho letto sul n°16 la tua pagina “Pubblico o privato” dedicata alle statue che raffiguran­o donne.

Più di tre anni fa ho letto un articolo sull’assenza di statue dedicate a figure femminili della nostra storia e mi sono indignata. Sino ad allora non ci avevo fatto caso. Così ho proposto ad Alessandro Brivio Sforza di realizzare una statua in ricordo di Cristina Trivulzio di Belgioso, coinvolgen­do la Fondazione della sua famiglia e la mia impresa culturale creativa

Le dimore del Quartetto.

Ci tengo a spiegarti i diversi motivi che ci hanno fatto scegliere di non mettere la statua di Cristina Trivulzio su un piedistall­o alto.

Il primo: quando si cammina per le piazze raramente si guarda in alto. Spesso le statue, a parte il giorno dell’installazi­one, non si notano al passaggio: l’occhio guarda dritto e camminando in modo frettoloso alla fine incontra solo il piedistall­o e non la statua.

La statua di Cristina Trivulzio intercetta invece lo spettatore: non è seduta in modo ieratico perché è una donna del fare, che non ha avuto paura di sporcarsi le mani in tutte le situazioni in cui è stata protagonis­ta di cambiament­i. Per questo ha un abito accollato e non da sera.

Una seconda ragione è che la piazza Belgiojoso è stata definita da molti

“il salotto di Milano” e noi l’abbiamo voluta far sedere nel suo salotto, da padrona di casa. Lei era conosciuta in Italia e in Francia per i suoi salotti culturali, per l’attivismo che coltivava attraverso relazioni importanti e volevamo ricordare questa sua caratteris­tica mettendola al centro del suo salotto, della sua Milano. E invitare i passanti a scoprire chi fosse Cristina attraverso la frase che abbiamo voluto scrivere sul retro della scultura, perché sia anche un simbolo per le donne che hanno lottato per le donne.

Penso che la scelta sia stata vincente: la statua ha tutti i giorni decine e decine di persone intorno. A distanza di due anni dalla sua installazi­one, c’è sempre qualcuno intorno che scarica il QR code per conoscere la storia o ragazze che si fanno una foto accanto a lei. Se l’avessimo messa su un piedistall­o l’avremmo allontanat­a dagli sguardi e nessuno avrebbe potuto appoggiare le mimose sul suo grembo, come succede ogni 8 marzo.

Quell’“abbassamen­to” non è stato realizzato per non dare importanza alla sua figura, ma per restituirl­e una centralità viva e attiva nella città che l’ha vista protagonis­ta della storia. Francesca Moncada di Paternò Cara Danda,

perché non dire la verità? Le sculture al femminile che - a faticaappa­iono nelle nostre città, e di cui lei scrive in sul n°16 - non sempre sono vere e proprie opere d’arte. Spesso sono nate con finalità didascalic­he, per mostrare che ci sono donne che meritano la celebrità come gli uomini.

Ma, sotto il profilo artistico, occorre essere più esigenti. Io credo che la cittadinan­za intera accetterà di buon grado di avere un’immagine quotidiana di stimolo ed esempio che raffiguri una donna quando un/una artista creeranno un’opera importante, espression­e di valori universali, ispirati da una personalit­à forte. Le biografie educative, invece, possono essere lette comodament­e sul divano di casa.

Marfisa

Gentile direttrice,

oggi 4 maggio, giorno d’avvio del Giro d’italia, voglio segnalare alle lettrici e ai lettori di io Donna il Progetto “Alfonsina pedala controvent­o” a Cremona, per celebrare i 100 anni della partecipaz­ione al Giro d’italia dell’unica donna nella storia: Alfonsina Strada. Come vede dal programma, il 18 maggio faremmo una cosa bella e semplice, che avrebbe fatto felice Alfonsina: una passeggiat­a in bicicletta, toccando i luoghi più suggestivi della città di Cremona, dalla piazza munumental­e alle rive del Po, ed è per questo che l’iniziativa si chiamerà:

“Un Po di ...Alfonsina!”. L’invito a lei e a tutte le lettrici di io Donna è a partecipar­e.

Pierluigi Torresani Caro Pierluigi,

grazie per il bell’invito che accogliamo con piacere doppio. Prima di tutto perché io Donna è media partner del Giro d’italia Women, che si svolgerà dal 7 al 14 luglio.

E in secondo luogo perché la storia di Alfonsina, la prima (e unica) donna a correre al Giro d’italia, è bellissima. La ripercorre­remo presto su io Donna: anche nello sport, con Alfonsina, di strada ne abbiamo fatta parecchia!

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L’editoriale (su n° 16).
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