Corriere della Sera - Io Donna
Hafsia Herzi “Il mio racconto di maternità usurpata”
In “Le ravissement-rapita” l’attrice e regista francese è un’ostetrica, porta i bambini nel mondo. Testimone di una “meraviglia” che può anche far perdere la ragione. Un legame misterioso, quello tra genitori e figli, su cui non smette di interrogarsi. Ma, dopo 50 film, con molta più benevolenza di un tempo
Le “brevi”, nei giornali, sono quelle notizie che si risolvono in poche battute, confinate ai lati degli articoli più lunghi o a fondo pagina. Un giorno di qualche anno fa l’attenzione di una trentenne parigina che aveva studiato legge, ma frequentava parecchio i cineclub, leggeva: “Giovane donna prende in prestito il figlio della sua migliore amica e fa credere a un uomo che sia suo”. Quelle poche righe, anni dopo, sono diventate un film, il primo di Iris Kaltenbäck, che nel frattempo ha studiato cinema, definitivamente abbandonato i tribunali e avuto un bambino.
Le ravissement-rapita (dall’8 maggio al cinema, scelta non casuale: il 12 è la festa della mamma) è il racconto di una maternità usurpata, ma è anche il ritratto di una giovane donna capace del “rapimento” cui si riferisce il titolo (che viene da Marguerite Duras e da Il rapimento
del 1964, racconto di negazione e di follia d’amore) che è da intendersi soprattutto come rapimento da sé, indecifrabile deriva del desiderio.
Hafsia Herzi, l’attrice che Iris Kaltenbäck aveva in testa per il ruolo di Lydia, la protagonista del suo film, ma che non osava contattare perché «forse già troppo affermata» per lei (e che invece ha accettato la parte nell’arco di 48 ore), è un’ostetrica, porta i bambini nel mondo. Non ne ha, ma la sua migliore amica, che è tutta la sua famiglia, invece è incinta ed è a lei che lo rivela per prima. Lydia ne è felice, ma la notizia arriva poche ore dopo la scoperta che il suo fidanzato le è infedele, «e farsi lasciare mentre indossi un vestito di paillettes perché stai andando a una festa è davvero una delle cose più tristi che ti possano capitare» sorride Hafsia.
Le ravissement-rapita.
La prisonnière de Bordeaux.
na che vede realizzato il sogno di maternità nella sua più cara amica. Si parla spesso dello sconvolgimento che porta l’arrivo di un bambino in una coppia, mai si dice quello che può fare a un’amicizia.
Il suo personaggio trasmette una sorta di malinconia. È anche la sua?
Prima non me ne rendevo conto, ma ora dopo tanti personaggi, dopo molti confronti, la sento, credo che faccia parte di me. Come faceva parte di mia madre. Ma è bella la malinconia... E poi al cinema funziona.
Viene da lontano quindi?
Sono nata a Marsiglia, nel quartiere nord, quello che ho filmato in Bonne mère (film del 2021, seconda regia di Herzi, dedicato a sua madre, ndr), lì si respira la malinconia. Non voglio dire: “Sai, non ho avuto una vita facile”, chiunque lo potrebbe affermare. Ma è vero che sono cresciuta con mia madre che faceva le pulizie, il mondo eravamo noi due, con i miei fratelli. Ero giovane e già avevo grandi responsabilità e, senza amici nel cinema, ho fatto il mio percorso da sola. Credo che la malinconia venga da lì...