Corriere della Sera - Io Donna
Camera al Grand Hôtel
Un celebre albergo di Stoccolma e la storia della donna che lo ha fatto risorgere, tra mille difficoltà e pregiudizi. Grazie a una ferrea determinazione e alla forza dell’amicizia femminile
A Stoccolma c’è un cinque stelle che si fa notare, un edificio maestoso affacciato sul canale che fronteggia il Palazzo Reale e che quest’anno celebra il suo 150esimo anniversario. È il Grand Hôtel, voluto nel 1874 dal francese Régis Cadier. Fino al 1930, ha ospitato le feste di gala della consegna dei premi Nobel. L’esordio è stato nel 1901, con la prima premiazione. Da qui parte il romanzo Le formidabili donne del Grand Hôtel di Ruth Kvanström-jones, che racconta la storia di Wilhelmina Skogh, la direttrice che prese le redini dell’albergo in stato di crisi e seppe rilanciarlo fino a farlo diventare un’attrazione internazionale. Wilhelmina detta Mina non è una donna qualsiasi: da lavapiatti venuta da un’isoletta remota studia alle scuole serali per imparare la contabilità e le lingue. Ambiziosa, ha la stoffa del manager, che dimostra comprando tre alberghi. Gestire il Grand Hôtel è una sfida immane anche per lei, in tempi in cui le donne hanno solo ruoli subalterni. Boicottata dagli uomini, Mina scommette sulle donne, in particolare sulla giovane Ottilia Ekman, che riesce a gestire il servizio ai piani insieme ad altre tre ragazze, e su Margareta Andersson, l’efficiente prima governante vessata dal marito Knut, violento e ubriacone.
La severa Mina, che è amica solo della misteriosa nobildonna Elisabet Silfverstjerna, ospite fissa dell’albergo, vince la sua scommessa: si crea una rete di solidarietà femminile, che in alcuni casi diventa anche amicizia. Nell’arco di quasi un decennio, il Grand Hôtel cresce e Mina affronta a testa alta tutte le difficoltà, inclusa un’aggressione sessuale ai danni di una cameriera. Sullo sfondo,