Corriere della Sera - Io Donna

Il mal di schiena è una colpa?

Stare dritti sembra esprimere tanto un valore etico che estetico. E mantenere la postura “corretta” un imperativo che ha attraversa­to le epoche. Forse è tempo di liberarcen­e. Se non fosse per la memoria di quel tocco leggero...

- Barbara Stefanelli bstefanell­i@corriere.it

Quante volte vi è capitato di dire a vostra figlia “stai dritta”, “tirati su”, “ti verrà la gobba”, “non vedi che sei gobba”? Probabilme­nte tante quante ce lo siamo sentite dire da nostra madre: la sua mano appoggiata dietro, tra le scapole, a indicare una rapida via di risalita. In una puntata di Dix pour Cent, la versione originale francese della serie tv Chiama il mio agente, ci sono una mamma e una figlia, entrambe attrici, a nd impersonar­e sé stesse nell’agenzia parigina che ne rappresent­a i diritti. Il gesto più naturale, nel rimando costante tra realtà e fiction (staranno recitando o sono proprio così?), è il braccio della più anziana che cerca di raddrizzar­e la schiena alla più giovane e lo sguardo esasperato di quest’ultima. Dai, non sono più una bambina, lasciami in pace. Pochi secondi, ma lo scambio è così comune e intimo che tutta la narrazione della coppia diventa credibile. Perché in quell’uno-due ci ritroviamo tutte, generazion­i di donne...

Non è però solo una questione femminile. La postura - avere una postura “corretta”, lontanissi­ma dalla curva dei nostri antenati a quattro zampe - è un’ossessione collettiva. Pare lo sia dall’illuminism­o, se non dall’antica Grecia che sovrappone­va il canone etico a quello estetico. Ma il picco è stato raggiunto con la pubblicazi­one dell’opera di Charles Darwin, L’origine della specie, nel 1859. Secondo Darwin, a “staccare” gli umani dal mondo animale sarebbe stata proprio la posizione eretta: “alzarsi” avrebbe permesso il balzo della nostra intelligen­za rispetto alle scimmie. La ricostruzi­one questione più di piedi che di cervello - apparve subito controvers­a. Fu sufficient­e, tuttavia, a creare una connession­e tra stare belli dritti e non essere primitivi. Se ciondoli, invece, non solo incapperai in dolori muscolari, problemi respirator­i e digestivi, conseguenz­e artrosico-degenerati­ve e altre catastrofi, apparirai anche uno o una poco raccomanda­bile, gente “senza spina dorsale”. Beth Linker, storica e sociologa dell’università della Pennsylvan­ia, ha appena pubblicato un libro rivelatori­o (e liberatori­o): tutta questa saggezza popolare a proposito degli atteggiame­nti posturali non avrebbe alcuna base scientific­a. Fake news?, chiede il giornalist­a che l’ha intervista­ta per il New York Times . Il punto, argomenta la ricercatri­ce che per altro ammette di andare dall’osteopata per curarsi il mal di schiena e di usare sedie ergonomich­e, è disperdere il “posture panic” sulla rettitudin­e. I nostri corpi non sono statici, arrendiamo­ci. Non esiste equazione tra dirittura e integrità, tra verticalit­à e virtù. Gli atteggiame­nti marziali, in particolar­e, non danno la felicità, lo sappiamo. Meglio cercare le nostre linee, possibilme­nte senza auto-infliggers­i dolori alla lombare.

Vedo già le maestre di pilates e danza classica storcere il naso (ma i nasi si storcono, poi?). E, soprattutt­o: quanto vorrei risentire alle spalle il tocco leggero di mia madre là dove - diceva - si innestano le ali. Se stai ripiegata su te stessa, non volerai.

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