Corriere della Sera - Io Donna
C’è del buono nell’attuale rinnovata ossessione per le diete?
Viviamo ossessionati dal cibo, dal suo uso, dai suoi colori nelle presentazioni pubblicitarie, dai miracoli che un certo piatto può assicurare alla nostra salute (o, al contrario, dai veleni che potrebbe contenere secondo mille siti pseudo-specializzati). Poi c’è il nodo della quantità. Da una parte la mitologia pubblicitaria del cosiddetto All You Can Eat: ti siedi in un locale, ti strafoghi e paghi un prezzo fisso. Oppure scegli certi chef stellati che ti servono ridicole e costosissime micro-porzioni (con sapori artificiali che non ricorderai mai, come ha autorevolmente spiegato Arrigo Cipriani nell’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera). Segue a ruota un altro mantra che ci perseguita quotidianamente: quello delle diete. Questione tipica della modernità e della civiltà dell’opulenza di massa. Ricordo una certa dieta del minestrone che arrivò dagli Stati Uniti alla fine degli anni ’80. Plotoni di amiche (e di amici) si sottoposero a un notevole stress cucinando minestroni ipocalorici. Seguirono, ovviamente, stanchezze e persino qualche svenimento: il fai da te è un pessimo consigliere. Potrei elencare, nei decenni, tante altre diete salvifiche e miracolose (tutte legate alla ricchezza della nostra società e al pessimo rapporto con ciò che si mangia). Sarebbe un meraviglioso segnale di ritorno alla normalità se ciò che ci nutre riprendesse un normale posto della graduatoria delle priorità della nostra esistenza.
Non ci vuole un mago nutrizionista per sapere che l’eccesso di vino, di superalcolici, insaccati, formaggi grassi, fritti e soffritti, dolci elaborati, così come l’overdose di carboidrati e il ricorso al cibo-spazzatura industriale ingrassano e devastano il metabolismo. In qualsiasi civiltà contadina la sera si mangia poco, leggero, molto presto per favorire il sonno quindi lasciando tutto il tempo all’organismo di ripulirsi dalle scorie e di riposare. E lo stesso vale per il pasto del mezzogiorno. Il bicchiere quotidiano di vino rosso non ha mai ridotto qualcuno a un obeso. Sarebbe tempo che qualcuno lanciasse la più semplice, ovvia, economica dieta possibile al mondo: quella del buonsenso.
Con la doverosa ma mai troppo sottolineata premessa che va praticata solo col supporto di medici o di chi possa ostentare in originale la pergamena di laurea in una facoltà scientifica, confesso che questa sorta di dietocrazia in cui la società sembra piombata nell’ultimo anno mi piace, e parecchio. Essenzialmente, per una questione di vanto personale: abituato com’ero ad arrivare in ritardo su tutte le cose che in breve tempo diventavano d’uso collettivo - Internet scoperto quando smanettava ormai chiunque, smartphone acquistato quando ce l’avevano già tutti, profilo su Facebook aperto quando già c’erano quelli passati a Instagram - l’essere un osservante del digiuno intermittente quando ancora era semi-sconosciuto ha consentito di considerarmi una sorta di pioniere di qualcosa.
In un Paese in cui oggi ci si accapiglia per essere stati meloniani della prima ora come un tempo ci si vantava di essere stati grillini, salviniani, renziani e prima ancora berlusconiani, sempre della prima ora, il considerarsi un digiunintermittente della prima ora è una bella soddisfazione. Prima stavi lì a spiegare agli amici come andasse divisa la giornata in questi due spicchi, le otto ore di cibo e le sedici di digiuno; oggi fai lo stesso, ma con quella sorta di piglio professorale che solo un veterano può vantare. E poi c’è un’altra questione, che non va sottovalutata, a proposito del tanto parlare di diete: la curiosità nei confronti degli altri esseri umani, come vivono, che cosa fanno, quanto le vite degli altri assomigliano alla nostra e quanto no. Arrivati forse a saturazione gli interrogativi su quello che mangiamo, adesso ci si interroga su cosa non mangiamo o su come mangiamo, in che tempi, in quali orari. Come tutti i regimi anche la dietocrazia sarà sconfitta, messa al bando e sostituita da qualcos’altro. La prima colazione, già “pasto più importante della giornata” (citazioni multiple) e oggi rinunciabilissimo nell’ottica del digiuno intermittente, tornerà a manifestarsi con tutta la propria forza nelle abitudini nostrane. Ma sarà stato bello, anche se per poco, essere arrivati tra i primi, su qualcosa.