Corriere della Sera - La Lettura

SCAMBIO DI RUOLI SU NAPOLEONE

- Di MARCO GERVASONI

Èsempre affascinan­te vedere come cade un leader. Il potere disarciona­to anima gli istinti più diversi e più ancestrali, come ci ha insegnato René Girard. E tanto più il crollo avviene seguendo una partitura drammatica, tanto più chi adorava il capo quando era in trono gli si scaglia contro, mentre spesso chi l’ha combattuto gli tende una mano per farlo risalire a cavallo. Le tipologie di storie del genere «come muore (politicame­nte) un capo» sono numerose fin dall’antichità, ma nella modernità la matrice narrativa sta sicurament­e nella vita di Napoleone Bonaparte. Ecco perché si vorrebbe raccomanda­re a ogni leader ora in carica di leggere il volume 500 giorni (Laterza, pp. 265, € 18) che Luigi Mascilli Migliorini, rinomato biografo del Còrso, ha dedicato all’ultimo tentativo di Napoleone, il periodo che va dal crollo dell’impero al soggiorno all’Elba, al ritorno in Francia e alla nuova presa del potere, fino a Waterloo e alla partenza per Sant’Elena. Almeno due momenti sono da segnalare, tra i moltissimi. Benjamin Constant che, dopo avere combattuto fino a pochi giorni prima Napoleone, gli si avvicina («È un uomo sorprenden­te»). E alla fine, la domanda dell’imperatore prima di partire per Sant’Elena: «Che potremmo fare in quel luogo sperduto?» Dove il dramma non sta nella caduta ma, per il Prometeo moderno, nel non poter più agire.

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