Corriere della Sera - La Lettura
IL COLLEZIONISMO DELLA PLASTICA
Appena inventate, le resine sintetiche hanno invaso il mondo, investendo ogni campo, dalla vita quotidiana ai grandi macchinari. Di questa materia estremamente duttile si è appropriato il design. Ne ha sfruttato i colori brillanti ed estranei a qualunque tavolozza precedente, ne ha compreso la possibilità di creare forme del tutto fuori dalla tradizione oppure le capacità mimetiche di fronte ai materiali e alle forme in uso. Dall’imitazione all’invenzione, tutto è stato sperimentato con i polimeri.
La novità è stata che questo materiale di basso costo, per sua natura seriale e quasi espressione dell’«usa e getta», non nasconde il suo radicamento in una società in così rapida trasformazione da perdere il senso della memoria e, con questa, dell’autenticità. Finché ci si è accorti di quanto sia indispensabile, invece, che non si perda domani la memoria del nostro tempo e di qui la necessità di raccogliere in un museo gli esempi giudicati più significativi. Incominciò anni or sono il Moma di New York a collezionare prodotti industriali di design eccellente. Da otto anni è nata a Napoli, per iniziativa di un’intelligente collezionista, Maria Pia Incutti, la fondazione Plart che riunisce una straordinaria raccolta di manufatti in plastica.
Con la raccolta va il tema della conservazione e con la conservazione si apre il capitolo, tutto da scrivere, del restauro della plastica. Escono ora, a cura di Giovanna Cassese, in veste moderna e attraente, gli atti del convegno che si è tenuto l’anno scorso a Napoli dal titolo Il futuro del contemporaneo. Conservazione e restauro del design (Gangemi Editore, pp. 208, € 28). È un libro di stimolante novità.