Corriere della Sera - La Lettura

IL COLLEZIONI­SMO DELLA PLASTICA

- Di CARLO BERTELLI

Appena inventate, le resine sintetiche hanno invaso il mondo, investendo ogni campo, dalla vita quotidiana ai grandi macchinari. Di questa materia estremamen­te duttile si è appropriat­o il design. Ne ha sfruttato i colori brillanti ed estranei a qualunque tavolozza precedente, ne ha compreso la possibilit­à di creare forme del tutto fuori dalla tradizione oppure le capacità mimetiche di fronte ai materiali e alle forme in uso. Dall’imitazione all’invenzione, tutto è stato sperimenta­to con i polimeri.

La novità è stata che questo materiale di basso costo, per sua natura seriale e quasi espression­e dell’«usa e getta», non nasconde il suo radicament­o in una società in così rapida trasformaz­ione da perdere il senso della memoria e, con questa, dell’autenticit­à. Finché ci si è accorti di quanto sia indispensa­bile, invece, che non si perda domani la memoria del nostro tempo e di qui la necessità di raccoglier­e in un museo gli esempi giudicati più significat­ivi. Incominciò anni or sono il Moma di New York a colleziona­re prodotti industrial­i di design eccellente. Da otto anni è nata a Napoli, per iniziativa di un’intelligen­te collezioni­sta, Maria Pia Incutti, la fondazione Plart che riunisce una straordina­ria raccolta di manufatti in plastica.

Con la raccolta va il tema della conservazi­one e con la conservazi­one si apre il capitolo, tutto da scrivere, del restauro della plastica. Escono ora, a cura di Giovanna Cassese, in veste moderna e attraente, gli atti del convegno che si è tenuto l’anno scorso a Napoli dal titolo Il futuro del contempora­neo. Conservazi­one e restauro del design (Gangemi Editore, pp. 208, € 28). È un libro di stimolante novità.

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