Corriere della Sera - La Lettura
Benvenuti nella città dei cyber-eremiti
Gli eremiti del XXI secolo vivranno in posti isolati bevendo Soylent (la bevanda che si propone di sostituire il cibo garantendo un’alimentazione equilibrata) e ricevendo beni di prima necessità via drone. Tutte le altre funzioni — sociali ed economiche — saranno svolte utilizzando Ethereum, una valuta digitale simile al Bitcoin.
Questo è il piano di Hermicity, un progetto del diciottenne australiano John Dummett in cui l’individualismo della filosofa Ayn Rand si fonde con i precetti della Silicon Valley, sognando piccole comunità in grado di amministrarsi in modo indipendente. Senza Stato né leggi, se non quelle scritte online.
Per capire Hermicity si parte da Ethereum: si tratta di una piattaforma per la creazione, pubblicazione e gestione di smart contract (ovvero «contratti intelligenti») tra due o più persone. Il sistema è stato creato nel 2013 da Vitalik Buterin, programmatore russo all’epoca 19enne, come una risposta ai Bitcoin in grado di portare la rivoluzione della criptovaluta oltre i confini della finanza. Secondo i profeti di Ethereum, infatti, la filosofia blockchain — un unico grande archivio di transizioni condiviso da tutti gli utenti, dove tutte le modifiche sono visibili alla comunità — potrà cambiare la società e le relazioni umane portandole nel futuro. «Oggi abbiamo la tecnologia per permettere alle persone di vivere completamente da sole, il pinnacolo del XXI secolo», ha scritto tempo fa Buterin su Twitter. E qui torniamo a John Dummett e alla sua Hermicity, un sogno (per alcuni) divenuto quasi realtà: una persona, un’isola. E per ciascuna isola, una Dao (Decentralized Autonomous Organization, Organizzazione autonoma decentralizzata), ovvero un accordo tra privati «supportato dall’immutabile, implacabile e inoppugnabile codice del computer, operato dai suoi membri» e finanziato attraverso Ethereum.
In un’intervista a «Fast Company», Dummett ha spiegato che «quasi tutti i grandi pensatori della Storia hanno passato molto tempo da soli», suggerendo che «forse, rendendo la solitudine più accessibile, possiamo sbloccare un grande potenziale umano sprecato e rinchiuso in troppi corpi distratti dagli altri corpi».
Che cos’è quindi Hermicity, un manifesto antisociale o una banale provocazione? Una combinazione delle due, verrebbe da dire, visto che a rendere il progetto così interessante — al di là dei deliranti appelli libertari — sono le sue basi concrete: la tecnologia odierna permette davvero a piccoli gruppi di vivere isolati, distanti da tutto, con poche regole in comune e un drone pronto a consegnare materiale utile.
Secondo Dummett, ci sono centinaia di cyberpunk, attivisti e devoti già pronti a farlo, come dimostra il discreto successo di pubblico avuto dall’iniziativa. Una volta entrati nel mondo di Ethereum e aver acquistato delle monete Ether, questi novelli eremiti dovranno solo procurarsi un appezzamento di terra. «In quasi tutti i casi — precisa il documento introduttivo disponibile sul sito hermicity.org — è necessario creare una piccola società» per poter occupare legittimamente un pezzo di terreno pubblico o privato. Sono piccole beghe burocratiche che vale la pena affrontare per raggiungere l’utopia: stabilire un contratto Dao pagando con valuta virtuale e lasciare che il codice faccia il resto: un rischio, come dimostrato dall’attacco hacker che la scorsa settimana ha fatto sparire 50 milioni di dollari in Ether, la moneta in uso nel sistema. Una comunità disposta a spendere più soldi potrebbe farsi recapitare cibo di qualità mentre una più modesta potrebbe limitarsi al citato Soylent e all’acqua potabile. Esiste anche un’offerta che garantisce l’accesso internet a chi volesse darsi al cyber-eremitaggio. Fatto questo, all’aspirante utente rimane da leggere un breve documento, The General Hermicity Framework (disponibile sul sito), che contiene le linee guida della società.
Ed è qui che il progetto vira verso la politica tirando in ballo Ayn Rand, autrice de La fonte meravigliosa, secondo cui «lo scopo della propria vita è la ricerca della felicità» che va perseguita attraverso il cosiddetto «egoismo razionale», una forma di individualismo etico. Il kit base per i cittadini di Hermicity è perfetto per l’obiettivo: un collettore d’acqua piovana, una postazione per l’atterraggio di droni, un fischietto antistupro, uno smart lock per la cybersicurezza, un kit d’emergenza e una copia di La rivolta di Atlante, opera definitiva di Rand.
Lo spettro dell’autrice si ritrova anche nella formula matematica pensata per determinare che tipo di eremita si è: R=D+C. R sta per «Rand Rating», ovvero il coefficiente di Rand, che si ottiene sommando D (Densità: il numero di eremiti per metro quadro della vostra base) e C (Contatto: numero di interazioni mensili che intendete avere). Ovviamente, secondo Dummett, R dev’essere un numero molto basso. Sotto al 5, siamo all’eremitaggio puro; tra 5 e 20, si parla di «vita decentralizzata»; tra 20 e 100, ecco il «nomadismo digitale». Se il vostro Rand supera il 100, lasciate perdere, inutile provarci. Per esempio, lo schema di un insediamento da 3,4 «Rand» prevede sei eremiti disposti su una superficie romboide, distanti l’uno dall’altro 6,5 chilometri e circondati da aree coperte da pannelli solari. Il deposito dei beni di prima necessità dista circa 10 chilometri, percorribili via aria con un drone o via terra con un «mezzo autonomo».
Quanto al prezzo, sei casette costerebbero 100 mila dollari, un drone 40 mila più 18 mila per il magazzino collettivo. Più qualche spesa extra per collettore e purificatore di acqua piovana.
Lo schema citato della base ideale nasconde un dettaglio che dice molto dell’anima del progetto Hermicity. In un riquadro a destra si vedono piccole forme irregolari lontane da tutto. Secondo la legenda rappresentano «le persone non capaci / la società». Ovvero, gli altri, noi: le persone da cui dicono di voler scappare.