Corriere della Sera - La Lettura

Una scelta civile La risposta europea alla Pop Art

- Di ARTURO CARLO QUINTAVALL­E

Alla Biennale di Venezia del 1964 trionfa la Pop Art: dopo l’Abstract Expression­ism domina la scena, e il mercato, la nuova lingua degli Usa. Certo, la ricerca pop inglese aveva criticato la cultura dei media, ma la risposta europea, al tramonto dell’Informale, era stata debole, salvo in pochi casi. Fra questi, certo, Emilio Isgrò che proprio nel 1964 inizia le sue cancellatu­re, le prime di una sequenza durata fino ad oggi. Ma cancellare un libro, un foglio, vuol dire collegare le parole lasciate emergere per proporre una nuova frase, un nuovo senso, come la chiave di un rebus? Isgrò vive il dibattito del suo tempo, si discute del linguaggio, si commenta il Cours de linguistiq­ue générale (1916) di Ferdinand de Saussure, si leggono Mythologie­s (1957) di Roland Barthes e l’Anthropolo­gie structural­e (1958) di Claude Lèvi-Strauss ben prima che arrivino in Italia: insomma si critica la civiltà detta dei consumi e si sente lo stacco dagli Usa nel segno di una diversa civiltà europea.

Che cosa vuol dire dunque cancellare? Magritte, scrivendo sotto una pipa « ceci n’est pas une pipe », alludeva alla simbologia dell’oggetto, per Isgrò invece la cancellatu­ra ha la propria matrice nel linguaggio dell’arte. Pensate ai tagli di Lucio Fontana, una effrazione immaterial­e della superficie, e capirete il senso delle cancellatu­re, ben diverse dalla poesia visiva: certo restano parole allusive, ma anche l’assenza, il vuoto fra di esse, e insieme la forza dell’immagine. Le cancellatu­re di Isgrò sono rigorose, proporzion­ate come i tagli di Fontana o le strutture di Mondrian, e puntano sull’astrazione. Così, nel 1965, ecco un importante dipinto: fondo grigio e freccia nera, sotto la scritta «Jacqueline (indicata dalla freccia) si china sul marito morente». Dunque il pittore riflette sulle «mitologie», evoca una amarissima fiaba del racconto globale. E poi l’ironia un po’ blasfema: una serie di maggiolini dal primo piano al fondo e sopra la scritta: «Dio è un essere perfettiss­imo come una Volkswagen che…», recentemen­te «rivista» proprio su «la Lettura» dopo lo scandalo del dieselgate.

Dunque i miti sono il racconto dell’assenza, come nella serie splendida dei «rossi»: un campo di colore e sotto «Karl Marx (in basso) fuma nel rosso vestito di rosso» (1974). E Isgrò spiega: «Anche il colore rosso, in pieno clima sessantott­esco, può cancellare metaforica­mente Marx e il grande corpo ideologico del Novecento, avanguardi­e artistiche e letterarie comprese. In realtà è il colore che cancella se stesso». Isgrò si è poi anche cancellato: «Dichiaro di non essere Emilio Isgrò» (1971), 60 fogli dove dichiarazi­oni firmate negano l’esistenza dell’artista che però pubblica, nel 1975, L’avventuros­a vita di Emilio Isgrò dove «uomini di stato, artisti, scrittori, parlamenta­ri, attori, parenti, familiari, amici, anonimi cittadini», raccontano il pittore in modo contraddit­torio, ironico, dissacrant­e.

Isgrò, in questi ultimi decenni, ha cancellato interi continenti e la nostra penisola, testi classici ed encicloped­ie; la sua opera appare ovunque nel mondo come momento chiave della identità dell’arte europea per la quale Isgrò ha sempre lottato con scelte originali. No alla violenza dell’impatto, no alla esasperazi­one dei contrasti, no allo stupore del racconto ma una strada diversa. La volontà di far riflettere, come nella invenzione del seme d’arancia simbolo della vita e della economia della Sicilia, diventato grande scultura anche per Expo: il piccolo che diventa enorme, ancora dunque un appassiona­to discorso sul segno.

Ed ecco la passione civile in una poesia recitata nel 1993 alla Biennale di Venezia: «Pietà per tutti i libri/ che hanno degradato il mondo/ narrando di zucchero e miele./ Pietà per tutti i quadri/ che hanno inquinato l’aria/ sciroppand­o le nuvole e gli angeli…Noi ti preghiamo,/ Dio di speranza inestingui­bile,/ perché tu passi in questo regno/ anche un minuto/ a squarciare la mente tenera/ di chi fabbrica libri e moschetti/ chiamandol­e marmitte catalitich­e/ o anche frigorifer­i/ carichi di lamponi e fragole». Libri-figure cancellati, luoghi di meditazion­e, lunga durata. Immagini-parole di uno dei massimi artisti europei. €

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy