Corriere della Sera - La Lettura
L’omicidio di Ötzi l’uomo venuto dai ghiacci
Quando, nel lontano 1994, presentai per la prima volta lo straordinario ritrovamento di Ötzi al museo di storia naturale di Sydney, c’era tanta eccitazione che avevo la sensazione di essere a un concerto rock. Non ci sarebbe stato niente di strano, giacché il museo, per invogliare i giovani a interessarsi alle scienze naturali, organizza spesso concerti di questo tipo, in mezzo a leoni marsupiali, diprotodonti e molti altri grandi animali australiani ora estinti. Ma quel giorno l’attrazione era una mummia di origine italiana. Migliaia di spettatori paganti si accalcavano nella grande sala per le conferenze per sentire parlare il professor Konrad Spindler, direttore del neonato Ice Man Institute di Innsbruck, del misterioso uomo scoperto sulle Alpi tre anni prima, a più di tremila metri di altezza. Si tratta di una storia affascinante.
Il 19 settembre 1991, 25 anni fa, una coppia di turisti tedeschi aveva trovato un corpo congelato intrappolato nel ghiacciaio del Similaun, al confine tra la provincia di Bolzano e la valle tirolese di Ötztal. Si trattava di un corpo con i tessuti molto ben conservati e sulle prime si pensò che fosse un montanaro morto qualche decina d’anni prima. Spindler, che allora era direttore dell’Istituto di Preistoria di Innsbruck, fu il primo a vedere il corpo nella camera mortuaria della sua città. Notò subito che era mummificato. Ma questo fatto poteva essere attribuito all’alternanza dei venti gelidi di provenienza settentrionale con il vento caldo e secco ( Föhn) che durante l’inverno può arrivare sulle Alpi dal Nord Africa. Il colpo di scena avvenne grazie all’ascia trovata accanto a Ötzi, insieme ad altri oggetti. Essa era molto simile a quelle costruite nella prima Età del bronzo. I resti umani potevano quindi risalire a oltre quat- tromila anni fa. Furono allora prelevati dei campioni dal corpo, e dagli altri oggetti limitrofi, per sottoporli alla datazione con il radiocarbonio, tramite un acceleratore di particelle. Risultò che Ötzi aveva circa 5.200 anni, con un errore di un paio di secoli. Spindler aveva quindi visto bene. Si trattava di un individuo vissuto alla fine dell’Età della pietra, quando in Europa eravamo già capaci di estrarre dalle rocce il rame, e costruire nuove armi, come l’ascia in questione. Altre informazioni furono ottenute con la Tac ai raggi X. Spindler ci raccontò che, prima di morire, Ötzi aveva subìto alcune fratture ossee, sia al naso che alle costole. Inoltre era stato colpito da una freccia che è ancora conficcata nel tessuto molle della spalla sinistra.
Per ricostruire la storia dell’omicidio emersero le ipotesi più fantasiose. Ötzi interpretò molti ruoli, in queste ricostruzioni, incluso quello di sciamano. Quest’ultima idea derivava dalle decine di tatuaggi individuati sulla sua pelle, cui però altri attribuirono un fine terapeutico. Si asserì che fosse in fuga da un agguato violento. Altri sostennero che fosse morto molto tempo prima e che quella fosse soltanto la sua sepoltura. Perfino il luogo esatto del ritrovamento diede luogo a un giallo. Ötzi fu infatti trovato proprio sulla linea di confine tra Italia e Austria. All’inizio si suppose che fosse caduto in territorio austriaco. Le nostre autorità si sarebbero liberate volentieri della grana di risolvere un omicidio vecchio di decenni. Poi si capì che non solo questa era la scoperta archeologica del secolo, ma che era avvenuta in Italia, anche se per pochi metri. Nel 1998 la «salma» e il suo corredo di oggetti furono trasportati a Bolzano, dove furono creati un’apposita Accademia europea (Eurac) e uno splendido museo dedicato a lui, che consiglio a tutti di visitare. Poi fra il 2004 e il 2005 accaddero fatti strani.
Konrad Spindler scomparve a 65 anni per complicazioni da sclerosi multipla. Nel giro di pochi mesi, altre perso-
La datazione I tessuti ben conservati indussero a ritenere che fosse il cadavere di un montanaro morto qualche decina d’anni prima. Ma poi emerse che era vecchio di oltre cinque millenni Ipotesi su un omicidio Di sicuro l’uomo del Similaun venne ucciso. Si è pensato che fosse in fuga da un agguato violento. E i suoi molti tatuaggi hanno suggerito l’idea che si trattasse di uno sciamano
Archeologia La mummia preistorica scoperta sulle Alpi 25 anni fa ci permette di scrutare nello stile di vita dei nostri antenati. Un convegno e una mostra a Bolzano
Coincidenze inquietanti Alcune persone che avevano avuto a che fare con Ötzi, tra cui lo studioso Konrad Spindler, morirono nel giro di pochi anni. E si cominciò a parlare di una maledizione della mummia L’analisi genetica Era un individuo discendente dalle popolazioni arrivate in Europa dal Vicino Oriente circa 8.000 anni fa, che portarono con sé la rivoluzione dell’agricoltura e dell’allevamento
ne che erano entrate in contatto con Ötzi morirono prematuramente. Il capo degli esperti forensi che avevano analizzato il suo corpo perì in un incidente stradale, mentre si recava a una conferenza a parlare di lui; il montanaro che aveva indicato a questo studioso dove si trovava Ötzi fu sepolto da una valanga; il giornalista che aveva filmato il recupero della mummia morì di un tumore al cervello; il turista e scalatore tedesco che aveva individuato per primo il corpo morì — unico del suo gruppo — per una improvvisa tempesta di neve, durante una scalata effettuata nei pressi del luogo di ritrovamento di Ötzi; il suo soccorritore morì di infarto, al funerale del suddetto scalatore, due giorni dopo; infine, il ricercatore australiano che aveva analizzato il sangue ritrovato sui vestiti di Ötzi, e sulle armi adiacenti, morì per problemi circolatori. Ovvio che fiorì subito la leggenda della maledizione della mummia, ma lasciamo volentieri questa idea al giudizio del lettore.
In ogni caso gli studi proseguirono. Negli ultimi anni si sono fatti enormi progressi nelle analisi isotopiche, nel sequenziamento del Dna antico e nell’imaging a tre dimensioni non distruttivo con i raggi x. Questi nuovi metodi ci permettono di scrutare, attraverso la finestra aperta da Ötzi, nello stile di vita dei nostri antenati, in un’Europa ancora popolata da pochi milioni di individui. I denti sono come una scatola nera capace di fornire molti dettagli sulla vita dei loro proprietari; ad esempio, dove hanno trascorso, la loro fanciullezza. Le ossa registrano, invece, dove hanno vissuto in età adulta.
I princìpi su cui si basano i suddetti metodi sono relativamente semplici. Attraverso il cibo ingerito, la composizione isotopica del carbonio, dell’ossigeno, e di altri ele- menti individuati nei biominerali presenti nei denti e nelle ossa riflette, infatti, la composizione dei suoli e delle acque di una determinata regione. Si può vedere così che Ötzi era sempre vissuto nella zona di Bolzano, da cui non si era mai allontanato per più di 60 chilometri. Le analisi genetiche ci dicono che il suo tipo di Dna mitocondriale non esiste più tra le attuali popolazioni europee, mentre il suo cromosoma Y è simile a quello degli attuali abitanti della Sardegna e della Corsica. Sia da parte di padre che di madre discendeva dalle popolazioni arrivate in Europa dal Vicino Oriente, circa ottomila anni fa, responsabili per aver portato con sé la rivoluzione dell’agricoltura e dell’allevamento. Sembra che la linea genetica che ha portato ad Ötzi non si fosse ancora adattata al nuovo stile di vita, poiché le analisi del suo genoma indicano che era intollerante al lattosio. Ma aveva anche altri problemi. In un articolo su «Nature» di quest’anno (in cui figura anche Albert Zink, direttore dell’Istituto per le Mummie e l’Iceman di Bolzano) si riportano i risultati delle analisi genomiche effettuate sui resti del suo ultimo pasto. S’identifica nello stomaco la presenza del batterio Helicobacter pylori, che gli stava causando una seria infiammazione. Il povero Ötzi aveva anche problemi di carie, di artrite ed era predisposto alle malattie cardiovascolari. Non godeva quindi di buona salute, pur essendo un quarantacinquenne che viveva all’aria aperta mangiando cibi naturali.
Per 25 anni molti studiosi si sono appassionati a ricostruire la storia di un uomo vissuto all’inizio dell’era dei metalli. Il prossimo 19 settembre ascolteremo le ultime novità su di lui in un convegno internazionale organizzato a Bolzano. Il giorno precedente si aprirà al Museo Archeologico dell’Alto Adige la mostra Heavy Metal per celebrare l’Età del rame. La mia iniziale sensazione di partecipare a un grande evento rock continua.