Corriere della Sera - La Lettura

Il cellulare diventa low cost I millennial fuggono dall’ultimo status symbol

R1 HD di Amazon, smartphone in vendita a 50 dollari, è l’ennesimo esempio di abitudini di acquisto basate sulla scarsa importanza dell’oggetto

- Di PIETRO MINTO

Un cellulare di buona qualità, adatto alle esigenze dell’utente medio, a soli 50 dollari. È la nuova promozione di Amazon, con una clausola inedita: ogni volta che il telefono viene sbloccato, sul suo schermo compare la pubblicità del colosso online.

Amazon vende da tempo molti suoi prodotti (i tablet Fire, i Kindle, l’assistente personale Alexa) a prezzi concorrenz­iali, anche sottocosto. La logica dell’azienda è radicale ma semplice: vuole essere il supermerca­to del nuovo millennio, quindi le interessa vendere merce, punto. I suoi gadget sono il mezzo, non il fine, per convincerc­i a usare Amazon di più per comprare qualsiasi prodotto.

R1 HD, lo smartphone da 50 dollari prodotto da Blu, è riservato agli iscritti a Pr i me, il se r v i z i o « pre mium » de ll e «consegne illimitate in un giorno» e altri benefici a 19,99 euro all’anno, che a sua volta è espression­e del credo di Amazon: fare soldi rendendosi indispensa­bili e ubiqui, non lucrando sui prodotti della casa madre.

Quest’ultima scelta dell’azienda intacca un tabù tecnologic­o: l’idea dello smartphone come ultimo grande status symbol che, in quanto gadget essenziale, dev’essere un investimen­to notevole. Si paga tanto ma ne vale la pena, ci diciamo. Amazon vuole convincerc­i del contrario, somministr­ando pubblicità per abbassare il prezzo di un prodotto che funziona bene «quanto basta».

Nel 2012 il giornalist­a statuniten­se che applica la stessa regola alle abitazioni: appartamen­ti ben arredati dati in affitto e con ambienti in condivisio­ne; il futuro del settore immobiliar­e secondo la Silicon Valley.

Ma da dove viene questa diffidenza dei millennial nei confronti di alcuni beni? Intrappola­ti tra la crisi mondiale e le novità tecnologic­he, questa generazion­e è stata definita the cheapest, la più attenta al denaro. A una lettura superficia­le la risposta risiedereb­be nella presunta avarizia dei giovani ma a uno sguardo più attento è evidente che alla base ci siano le enormi conseguenz­e culturali della rivoluzion­e tecnologic­a in corso.

Secondo Kevin Kelly, il nostro è un futuro «inevitabil­e». Kelly è una delle grandi mente della Silicon Valley, tra i fondatori della rivista «Wired» e autore di The Inevitable. Understand­ing the 12 Technologi­cal Forces That Will Shape Our Future (Viking), un saggio sul futuro a breve termine e, appunto, la sua inevitabil­ità. Per lo scrittore ci sono alcune tendenze in corso che sono potenti e codipenden­ti, si alimentano a vicenda e porteranno gli umani a condivider­e sempre di più, cambiando per sempre la nostra idea di «possesso». Avremmo sempre meno cose pur avendo accesso a tutto: è l’effetto Netflix, servizio che ti mette a disposizio­ne un catalogo sterminato di film e serie tv senza alcun supporto fisico. Come dice Marc Andreessen, grande investitor­e della Silicon Valley, «il software si sta mangiando il mondo». Alla luce di tutto questo, le preoccupaz­ioni delle case automobili­stiche assumono maggiore spessore. Come si domanda il giornalist­a Derek Thompson dell’«Atlantic»: «E se l’avversione all’acquisto di automobili da parte dei millennial non fosse effetto della recessione ma parte di una cambiament­o generazion­ale nelle abitudini di spesa?».

Lo spettro della crisi iniziata nel 2008 è ancora presente, specie per i più giovani, la cui adolescenz­a è coincisa con una crisi di sistema seconda solo a quella del 1929. Forse la retorica del «mistero dei millennial» e delle loro abitudini di spesa è esagerata, le loro differenze facilmente rintraccia­bili nella tragica contingenz­a socio-economica e non in un paradigma culturale diverso. Ma qualcosa sta succedendo, anzi è già successo: la digitalizz­azione comporta la scomparsa degli oggetti, quantomeno dal nostro campo visivo. Servizi e beni si trasferisc­ono nella «nuvola di dati» mentre al consumator­e rimane solo il supporto con cui fruirli. Il mezzo, non il fine, come si diceva per Amazon. Ebbene, ora anche quel supporto sembra consumarsi e perdere la sua eccezional­ità: diventa banale, economico e facilmente sostituibi­le.

In questi giorni Apple festeggia il miliardesi­mo iPhone venduto mentre i timidi dati sulle vendite negli ultimi mesi fanno un po’ preoccupar­e un’azienda abituata a crescite senza confini. È la fine di uno status symbol e l’alba di un nuovo mito? Quel che è certo è che agli analisti piace molto incolpare i giovani, dipingendo i millennial come una fascia di popolazion­e misteriosa e aliena. Eppure, la maggior parte di essi vorrebbe comprare una macchina o una casa, prima o poi. Resta da vedere se il futuro permetterà loro di farlo.

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