Corriere della Sera - La Lettura
Il cellulare diventa low cost I millennial fuggono dall’ultimo status symbol
R1 HD di Amazon, smartphone in vendita a 50 dollari, è l’ennesimo esempio di abitudini di acquisto basate sulla scarsa importanza dell’oggetto
Un cellulare di buona qualità, adatto alle esigenze dell’utente medio, a soli 50 dollari. È la nuova promozione di Amazon, con una clausola inedita: ogni volta che il telefono viene sbloccato, sul suo schermo compare la pubblicità del colosso online.
Amazon vende da tempo molti suoi prodotti (i tablet Fire, i Kindle, l’assistente personale Alexa) a prezzi concorrenziali, anche sottocosto. La logica dell’azienda è radicale ma semplice: vuole essere il supermercato del nuovo millennio, quindi le interessa vendere merce, punto. I suoi gadget sono il mezzo, non il fine, per convincerci a usare Amazon di più per comprare qualsiasi prodotto.
R1 HD, lo smartphone da 50 dollari prodotto da Blu, è riservato agli iscritti a Pr i me, il se r v i z i o « pre mium » de ll e «consegne illimitate in un giorno» e altri benefici a 19,99 euro all’anno, che a sua volta è espressione del credo di Amazon: fare soldi rendendosi indispensabili e ubiqui, non lucrando sui prodotti della casa madre.
Quest’ultima scelta dell’azienda intacca un tabù tecnologico: l’idea dello smartphone come ultimo grande status symbol che, in quanto gadget essenziale, dev’essere un investimento notevole. Si paga tanto ma ne vale la pena, ci diciamo. Amazon vuole convincerci del contrario, somministrando pubblicità per abbassare il prezzo di un prodotto che funziona bene «quanto basta».
Nel 2012 il giornalista statunitense che applica la stessa regola alle abitazioni: appartamenti ben arredati dati in affitto e con ambienti in condivisione; il futuro del settore immobiliare secondo la Silicon Valley.
Ma da dove viene questa diffidenza dei millennial nei confronti di alcuni beni? Intrappolati tra la crisi mondiale e le novità tecnologiche, questa generazione è stata definita the cheapest, la più attenta al denaro. A una lettura superficiale la risposta risiederebbe nella presunta avarizia dei giovani ma a uno sguardo più attento è evidente che alla base ci siano le enormi conseguenze culturali della rivoluzione tecnologica in corso.
Secondo Kevin Kelly, il nostro è un futuro «inevitabile». Kelly è una delle grandi mente della Silicon Valley, tra i fondatori della rivista «Wired» e autore di The Inevitable. Understanding the 12 Technological Forces That Will Shape Our Future (Viking), un saggio sul futuro a breve termine e, appunto, la sua inevitabilità. Per lo scrittore ci sono alcune tendenze in corso che sono potenti e codipendenti, si alimentano a vicenda e porteranno gli umani a condividere sempre di più, cambiando per sempre la nostra idea di «possesso». Avremmo sempre meno cose pur avendo accesso a tutto: è l’effetto Netflix, servizio che ti mette a disposizione un catalogo sterminato di film e serie tv senza alcun supporto fisico. Come dice Marc Andreessen, grande investitore della Silicon Valley, «il software si sta mangiando il mondo». Alla luce di tutto questo, le preoccupazioni delle case automobilistiche assumono maggiore spessore. Come si domanda il giornalista Derek Thompson dell’«Atlantic»: «E se l’avversione all’acquisto di automobili da parte dei millennial non fosse effetto della recessione ma parte di una cambiamento generazionale nelle abitudini di spesa?».
Lo spettro della crisi iniziata nel 2008 è ancora presente, specie per i più giovani, la cui adolescenza è coincisa con una crisi di sistema seconda solo a quella del 1929. Forse la retorica del «mistero dei millennial» e delle loro abitudini di spesa è esagerata, le loro differenze facilmente rintracciabili nella tragica contingenza socio-economica e non in un paradigma culturale diverso. Ma qualcosa sta succedendo, anzi è già successo: la digitalizzazione comporta la scomparsa degli oggetti, quantomeno dal nostro campo visivo. Servizi e beni si trasferiscono nella «nuvola di dati» mentre al consumatore rimane solo il supporto con cui fruirli. Il mezzo, non il fine, come si diceva per Amazon. Ebbene, ora anche quel supporto sembra consumarsi e perdere la sua eccezionalità: diventa banale, economico e facilmente sostituibile.
In questi giorni Apple festeggia il miliardesimo iPhone venduto mentre i timidi dati sulle vendite negli ultimi mesi fanno un po’ preoccupare un’azienda abituata a crescite senza confini. È la fine di uno status symbol e l’alba di un nuovo mito? Quel che è certo è che agli analisti piace molto incolpare i giovani, dipingendo i millennial come una fascia di popolazione misteriosa e aliena. Eppure, la maggior parte di essi vorrebbe comprare una macchina o una casa, prima o poi. Resta da vedere se il futuro permetterà loro di farlo.