Corriere della Sera - La Lettura
Dal Rocky Horror Show a quel palcoscenico
Ho recitato al Piccolo Teatro, ho riempito la sala. Ma è una storia che parte da lontano. L’epoca: a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta. Fu allora che frequentai la Civica scuola d’arte drammatica: non più formalmente la scuola del Piccolo, portava con sé, fortissima, l’impronta del Teatro. Lì capii che valeva la pena rischiare tutto per questo sogno. Gli insegnanti venivano dal Piccolo: affrontai lo Svejk nella seconda guerra mondiale di Brecht con Gianfranco Mauri, la Commedia dell’arte con Renzo Fabris e Ottavio Fanfani (storici Brighella e Balanzone nell’Arlecchino di Strehler), Dostoevskij e Pirandello con Franca Nuti. E poi i seminari: con Luca Ronconi sul Candelaio, con Virginio Gazzolo... Mi aiutò un saggio di canto. A Londra avevo visto un musical: The Rocky Horror Show. Rimasi fulminato. Comprai lo spartito e lo proposi come saggio di recitazione. Per fortuna c’era Luisa Tescari, la nostra anziana insegnante di canto, molto illuminata. Morale, saggio di canto: The Rocky Horror Show. La sera della prima venne a vederci un regista che con la sua cooperativa cercava attori per una versione rock del Sogno di una notte d’estate. Il suo nome era (ed è) Gabriele Salvatores. Mi presero. Il resto è storia, Piccolo compreso.