Corriere della Sera - La Lettura

L’asteroide largo da Milano a Venezia che ha cambiato faccia alla Luna

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Uno dei grandi «occhi scuri» che vediamo sulla faccia della Luna, brillante in queste notti estive, ha perso almeno parte del suo mistero. È il Mare Imbrium, una distesa piatta, larga 1.200 chilometri, secondo soltanto all’Oceanus Procellaru­m, nella quale avevano camminato anche gli astronauti di Apollo 15. Da tempo gli astronomi si chiedevano quale fosse la natura delle lunghe «rughe» superficia­li che si incuneano nell’ampia distesa. L’idea è che fossero state generate dalla fuoriuscit­a di magma dalle profondità. Invece, analizzand­ole con cura, un gruppo di ricercator­i della Brown University e dei Sandia National Laboratori­es americani sono arrivati a una nuova e più attendibil­e spiegazion­e scoprendo uno degli eventi più violenti che hanno contribuit­o alla formazione del grande mare. Un asteroide di almeno 250 chilometri di diametro (come la distanza tra Milano e Venezia) — hanno riferito sulla rivista «Nature» — si era abbattuto 3,8 milioni di anni fa nella zona con un’inclinazio­ne in grado di scavare i profondi solchi analizzati sbriciolan­dosi poi in voluminosi pezzi del diametro di 5 chilometri. Per fare un confronto, l’asteroide che cadde 66 milioni di anni fa nella messicana dello Yucatan provocando la scomparsa dei dinosauri era di dieci chilometri. Dei frammenti così generati, alcuni sono rimbalzati e ricadendo in superficie hanno formato crateri di 20 e 50 chilometri, altri sono volati in cielo precipitan­do sulla Terra e altri ancora sono rimasti a lungo in orbita attorno al Sole. Eventi del genere nelle prime epoche della formazione del sistema solare erano frequenti e la stessa Luna si ritiene sia nata dalla caduta sulla Terra di un grande corpo celeste e dal materiale scagliato nello spazio.

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Il Mare Imbrium della Luna con i suoi crateri e i suoi solchi ripresi dall’Apollo 17

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