Corriere della Sera - La Lettura

Pensieri come bisce sull’erba

Anche dialetto nel «Trittico» di Cosimo Di Palmo

- Di VIVIAN LAMARQUE

Madri e padri di poeti hanno in sorte di essere pianti e cantati post mortem, così, tra i versi, riposa ora Cosimo Di Palmo, cantato dal figlio «più vecio» Pasquale Di Palmo in Trittico del distacco (Passigli Poesia). La sezione a lui dedicata, Centro Alzheimer, si apre con una poesia in dialetto veneziano: «Adesso ti xe un albero, papà/ uno de quei alberi/ che no gà più bisogno de niente» e in dialetto veneziano si chiude, con un bacio «su la to fronte granda/ scavada dai pensieri/ che scampa (scappano, ndr) come bisse sora l’erba». Anche le altre due sezioni, Addio a Mirco e I panneggi della pietà sono quieti sobri congedi da luoghi e persone care («Eccolo mio cugino/ che mi cammina a fianco/ nella luce ubriaca del primo pomeriggio»). Chiudiamo il libro («essenziale, lucido, pietoso» scrive Giancarlo Pontiggia in apertura) con la sensazione che il dialetto veneziano, benché rappresent­ato da due sole poesie, ne costituisc­a la colonna portante, come sottolinea­to anche da Maurizio Casagrande nella postfazion­e. All’appello dei poeti d’area veneta rispondono da tempo voci sempre più squillanti, vedi quella di Andrea Longega, stimata anche da Valerio Magrelli, e qui quella di Pasquale Di Palmo, recente finalista, con quest’opera, al Premio Lerici Pea.

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