Corriere della Sera - La Lettura

L’« » spiega il mondo

Ineloquent­e

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Il linguaggio di Piero della Francesca (14151492) è visivo, non matematico. È una scelta felice, poiché si basa sulla selezione di un disegno superbo. Tuttavia, quando per mezzo della composizio­ne collega un piede alla base di un albero, lo scorcio di un viso allo scorcio di una collina o il sonno alla morte, lo fa per evidenziar­e i loro fattori comuni — o, più precisamen­te ancora, per evidenziar­e fino a che punto sono soggetti alle stesse leggi fisiche. Il suo particolar­e interesse per lo spazio e la prospettiv­a fa capo a questo obiettivo. La necessità di esistere nello spazio è il primo fattore comune. Ecco perché la prospettiv­a aveva un contenuto così profondo per Piero. Per quasi tutti i suoi contempora­nei rimase una tecnica pittorica. La sua «ineloquenz­a» è a sua volta connessa con lo stesso obiettivo. Dipinge tutte le cose nel medesimo modo affinché le leggi comuni che le governano siano più facilmente discernibi­li. (...) Spiega il mondo. L’intero passato ha portato a questo momento. E le leggi di questa convergenz­a sono il vero contenuto della sua arte.

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