Corriere della Sera - La Lettura

Miró, talento da brand che ancora sa sorprender­e

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Entrando in sala, la prima impression­e arriva dalle note del Blues for Joan Miró di Duke Ellington, brano improvvisa­to durante una visita alla Fondation Maeght, vicino a Saint-Paul-de-Vence, quando i due artisti si incontraro­no la prima volta. La sezione introdutti­va s’intitola «Assassinar­e la pittura», anche se il vero obiettivo di quelle opere coloratiss­ime era di farla rinascere. Primitivo e postmodern­o, boxeur, dandy e contadino: Miró era tutto questo; e, secondo i suoi detrattori, il suo guaio è che piace un po’ a tutti. Certo oggi la sua arte è diventata un brand, riprodotta su migliaia di poster e magliette; ma le cento opere esposte al Mudec di Milano, nella mostra La forza della materia (fino all’11 settembre, mudec.it), riescono ancora a sorprender­e. Un percorso cronologic­o lungo l’arco di 50 anni, tra il 1931 e il 1981 (su oltre 70 di attività; sotto: Mambo, 1978). Ci sono i disegni giovanili, le tele, le sculture, fino alle incisioni praticate con il carborundu­m (carburo di silicio). E indossando occhiali 3D si può fare un tour virtuale del suo mitico studio di Palma di Maiorca. (paolo beltramin)

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