Corriere della Sera - La Lettura

La Spina e i contrasti poetici del borgo che non c’è più

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«Arrivammo percorrend­o i vicoli, che poi furono distrutti, di Borgo Pio: un ammasso di casupole, piazzette, stradine. Poi, dietro l’ultimo muro di una casa che si aprì come un sipario, vidi questa immensa piazza. Il colonnato del Bernini, la cupola. Un colpo di scena da rimanere a bocca aperta». Era il 1925 e Alberto Sordi aveva 4 anni, per la prima volta raggiunse San Pietro da Trastevere, dove abitava, per il Giubileo. È la descrizion­e di una Roma sparita, quella della Spina di Borgo, oggetto della mostra La Spina. Dall’Agro Vaticano a via della Conciliazi­one, aperta ai Musei Capitolini fino al 20 novembre (sotto: foto panoramica del 1930; museicapit­olini.org.). I curatori Laura Petacco e Claudio Parisi Presicce propongono una storia non ideologica della Spina di Borgo e della sua demolizion­e, voluta da Mussolini tra il 1936 e il 1937 dopo i Patti Lateranens­i, per aprire il discusso varco di via della Conciliazi­one. Resta il duro giudizio di Leonardo Benevolo: i picconi cancellaro­no «il contrasto permanente tra tono aulico e tono popolare». (paolo conti)

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