Corriere della Sera - La Lettura
La terza vita (virtuale) dell’Opéra
Video online su segreti e fantasie di un palcoscenico leggendario Registi e autori ne rinnovano la mitologia: c’è pure Bret Easton Ellis
Dietro il sipario dell’ Opé radi Parigi, il fantasma è ancora il clandestino a bordo. Abita nei sotterranei del Palais Garnier, nel cui dedalo di cunicoli, botole e passaggi segreti Gaston Leroux ambientò, nel 1910, il romanzo Le fantôme de l’Opéra, interpellando lo stesso architetto Charles Garnier che aveva disegnato il monumentale teatro voluto da Napoleone III nel 1861. A stanare lo spettro ci aveva provato Andrew Lloyd Webber con la versione musical di The Phantom of the Opera, lusingandolo con incassi e teniture da record. A snidarlo ha poi tentato l’Istituto Culturale di Google che dal 2014 propone la visita virtuale dell’Opéra Garnier (primo teatro d’opera al mondo a unirsi al Google Art Project) attraverso la tecnologia della street view: su www.google.com/ cul tu ra lins ti tute/b eta/ partner/ opé ranati on al-de-pari secco consegnato agli occhi dei curiosi — insieme ai segreti del soffitto affrescato da Marc Chagall a 80 metri d’altezza e ora svelato in gigapixel — l’inaccessibile «Lago» del fantasma, quel labirinto di acque scure dove, nel romanzo, si specchia la misteriosa reggia del protagonista. Nemmeno le inopportune passeggiate dei turisti virtuali, la cui vista è potenziata a 360 gradi, sembrano però mettere in fuga lo spettrale Erik. Ancora oggi il genio della musica respinto dalla società per il proprio volto sfigurato conti- nua a essere, dicendola con Jung, l’Ombra che incalza, nell’oscurità, il teatro-simbolo della grandeur parigina, tripudio di velluti, marmi, foglie d’oro, ninfe e cherubini dove anche il sinuoso scalone fu concepito per meglio mettersi in luce in società.
Erede della «tradizione fantasmatica» del teatro e prodotto dall’Opéra è il filmthriller Sarah Winchester, Opéra Fantôme di Bertrand Bonello (il regista di Saint
Laurent), presentato a metà luglio all’International Film Festival di Marsiglia, dove sul palco parigino si incrociano la vita e gli spettri della Winchester, sposa infelice del magnate americano dei fucili che, dopo aver perso figlia e marito, finisce per cercare una casa per i propri spiriti.
Alla suggestione di un’idea di teatro «incorporeo» si lega la piattaforma web
3ème Scène lanciata sul sito www.operadeparis.fr nel nuovo corso avviato da Stéphane Lissner, ex sovrintendente della Scala e dal 2014 direttore dell’Opéra national de Paris. «In modo inedito nel mondo della lirica e del balletto — ha spiegato nella sua dichiarazione di intenti Lissner — l’Opéra ha costruito il progetto di una terza scena, un luogo di creazione digitale che si affianca ai teatri del Palais Garnier e dell’Opéra Bastille. Di fronte alla crescita di Internet e delle nuove tecnologie che ri- voluzionano oggi i nostri comportamenti, era essenziale posizionarci in questa svolta digitale aprendoci alle nuove generazioni e a nuovi spettatori, in Francia e all’ estero, e proponendo al pubblico un’esperienza artistica differente».
Piattaforma gratuita, 3ème Scène è sostenuta da un budget di due milioni di euro di cui la metà finanziata da mecenati privati, in testa Van Cleef &Arpels. In poco meno di un anno di vita (è stata inaugurata il 15 settembre 2015) accoglie oggi una trentina di cortometraggi, dai 2 ai 15 minuti di durata, commissionati a cineasti, artisti visivi, scrittori, fotografi, coreografi, musicisti, disegnatori invitati a esprimersi sull’universo dell’opera e della danza da prospettive insolite, abitando luoghi anche inaccessibili del Palais Garnier e dell’Opéra Bastille.
Alla svolta cinematografica hanno sicuramente contribuito l’allure e le relazioni hollywoodiane di Benjamin Millepied, chiamato da Lissner a dirigere il Ballet dell’Opéra, incarico assunto nell’ottobre 2014 e lasciato ufficialmente il 31 luglio scorso; dal 1° agosto gli è subentrata la quarantatreenne Aurélie Dupont, ex étoile parigina che ha già annunciato la propria linea artistica: «Innovare senza rinnegare». Benché breve, il regno di Millepied, francese cresciuto negli Stati Uniti come coreografo indipendente legato alle avanguardie artistiche, lascia un’impronta in
3ème Scène per la cui direzione artistica aveva proposto l’amico Dimitri Chamblas, danzatore e produttore. Era inevitabile, dunque, che nel primo anno di vita della nuova piattaforma digitale la bilancia pendesse a favore della danza: è infatti cospicuo, online, il catalogo di corti ispirati al balletto, dai Portraits d’étoile e Clear, Loud, Bright, Forward 360 1st mouve
ment, girati dallo stesso Millepied, all’ultimo nato, Alignigung, quindici minuti firmati dal coreografo americano William Forsythe insieme a Rauf «Rubberlegz» Yasit, quest’ultimo aggrovigliato, nel video, al collega Riley Watts in un nodo di corpi ripresi al ralenti sull’Op. 1 ( for 9
Strings) di Ryoji Ikeda. Spiazzante, invece, la prospettiva offerta in Patterns of Life dall’artista plastico Julien Prévieux, vincitore del Prix Marcel Duchamp 2014, che traduce in coreografia gesti brevettati da società commerciali per l’utilizzo di moderni apparecchi elettronici. Più patinato Ascension di Jacob Sutton girato nell’opulento foyer, un passo a due per Hannah O’Neill et Germain Louvet con grand jeté finale a prova di vertigine sul tetto dell’Opéra.
Più graffiante Étoiles, I see you di Wendy Morgan, assolo del danzatore neroamericano di hip-hop Lil Buck (già protagonista, in coppia con Baryshnikov, di un cliccatissimo video) sotto i medaglioni delle stelle dell’Ottocento affrescati nel
Foyerd el adan se. La leggefi sica di Newton ispira «gli stati transitori» di IIIStudio, esplorazione-performance in dialogo con l’architettura dell’Opéra Bastille, mentre il film Scarpette rosse spinge La
grande sortie della fotografa Alex Prager sul registro del grottesco per l’addio alle scene di Émilie Cozette, in cui il corpo della ballerina finisce disintegrato dallo sguardo giudicante di se stessa trasformata in spettatrice.
Spazio ai disegnatori: Glen Keane, star dell’animazione Disney ( La sirenetta, Tar
zan) ha realizzato il cartone Nephtali osservando la giovane ballerina Marion Barbeau, mentre Carine Brancowitz in Inter
mezzo ha usato inchiostro e matita per ritrarre la danza su una striscia di carta lunga dieci metri. Lo sguardo della telecamera penetra nei recessi di Giselle in The
Walking Landscape di David Luraschi dove, a fare spettacolo, sono i macchinisti e le maestranze che attraversano Parigi con le scenografie del balletto in spalla sospinti dalla partitura di Adolphe Adam. In
Je vous emmène lo scrittore Éric Reinhardt accompagna, con una dichiarazione d’amore, l’incedere enigmatico di MarieAgnès Gillot sulle tavole della Bastiglia.
Oltre la danza (che resta però una costante) lo sguardo si allarga al teatro nel suo complesso. Je me souviens di Manuela Dalle libera i ricordi di costumisti, pianisti, cantanti. A ciascuno la propria ma
deleine teatrale. Chi ricorda l’odore della terra che proveniva dalla Sagra della pri
mavera di Pina Bausch, chi racconta la sensazione fisica di essere trafitto dal canto. L’humour e un montaggio sincopato ritmano O comme Opéra della regista, fotografa e indossatrice Loren Denis, abbecedario alla rovescia delle parole del teatro. Versatile il canto, di cui è regina la voce, indagata come percorso fisico dal diaframma alla gola in C’est presque au bout
du monde di Mathieu Amalric con Barbara Hannigan; pedinata in Suivez donc la
mesure di Valérie Donzelli con Jonas Kaufmann; liberata con libagioni e amplessi nell’esilarante Figaro dello scrittore americano Bret Easton Ellis, protagonista un tenore afono. Poetico Piano Piano di Rob &Maria, viaggio emotivo tra i duecento pianoforti disseminati nei due teatri. Ma il corto più visionario è Matching
Numbers dell’artista plastico Xavier Veilhan in cui un branco di cani irrompe in teatro innescando un cannocchiale di immagini spaesanti. Nei sotterranei un uomo draga le fogne prima di lanciarsi in equilibrismi sul sellino di una mountain bike e scalare i fondali della Bastille. Sul palco vuoto è misteriosamente planato un aliante. Il pilota si è dissolto nel nulla.