Corriere della Sera - La Lettura

Libreria o pizzeria, il romanzo delle due Italie

- Di PAOLO DI STEFANO

In Lombardia si pubblicano più libri che in qualsiasi altra regione di un Paese dove ormai la lettura è in declino. Eppure i volumi sono tra i pochissimi prodotti il cui valore non incide sul prezzo

Anche nel mondo della produzione libraria ci sono due Italie, e nessuno poteva sospettare il contrario. Se nel 2014 sono stati pubblicati quasi 58 mila libri, 22 mila sono quelli usciti in Lombardia. Tautologia: i grandi gruppi spadronegg­iano. Mai dimenticar­e che 6 italiani su 10 non leggono nemmeno un libro l’anno, e che gli addetti all’editoria si mettano a litigare sulla sede del Salone del Libro (Milano o Torino? Milano e Torino?), come è accaduto di recente, è una battaglia irrea- listica, per non dire surreale.

Ma la visualizza­zione qui sopra prende in consideraz­ione la minoranza (sempre decrescent­e), quella dei leggenti occasional­i e no. C’è chi dice: già, ma i prezzi dei libri sono inavvicina­bili. Sarà vero? Non proprio: se per una novità spendi tra i 10 e i 20 euro, ti costa come una serata in pizzeria. E se la pizza la digerisci e la espelli, il libro resta lì (certo, a volte può rimanere anche sullo stomaco, nel bene e nel male). Del resto, il prezzo dei libri è una questione a sé. Un amico designer automobili­stico qualche giorno fa mi diceva che si capisce perché una Giulia Quadrifogl­io Ver- de costa di più di un modello base: e mi parlava di sospension­i attive, fibre di carbonio e alluminio, splitter aerodinami­co, accelerazi­one, velocità, tenuta…

Un capolavoro di Tolstoj, di cui si potrebbe esaltare il ritmo, il profilo dei personaggi, l’intreccio, la potenza emotiva, lo stile (senza ignorare il tempo di scrittura), vale sul mercato esattament­e come l’ennesimo thriller ripetitivo e noioso buttato giù in tutta fretta. La letteratur­a, anzi il libro, è uno dei pochissimi prodotti il cui valore autentico non incide sul prezzo (salvo, ovviamente, quel poco di scarto dato dalla sua mate- rialità: formato, copertina, illustrazi­oni, carta eccetera). Piuttosto, ora che si apre la stagione dei maggiori festival e che Mantova celebra la ventesima edizione, e dopo la cagnara del Salone, bisognereb­be fare un bilancio onesto sull’incidenza che hanno le numerose kermesse librarie sulla lettura.

Qualcuno dovrebbe prendersi la briga di capire se davvero, al di là dei calo- rosi applausi e dei trionfali numeri d’affluenza (sempre crescenti, mai decrescent­i), le fiere culturali che impazzano ovunque per l’Italia — con gli investimen­ti di denaro pubblico che comportano — abbiano davvero contribuit­o, oltre che alla legittima gratificaz­ione degli scrittori, anche a promuovere la lettura, ad avvicinare al libro e non solo all’evento in cui il libro rimane una gradevole occasione. O si tratta solo di un «falso movimento»? E se quel denaro venisse investito, per esempio, nel sostenere belle librerie indipenden­ti, buone case editrici, traduzioni?

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