Corriere della Sera - La Lettura
Il credo dei millennial: tutto per il successo
contenuto tutto lì, in semplici frasi che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, si è sentito ripetere: «Sii te stesso», «credi nelle tue capacità», «sei speciale». Esortazioni a cui una generazione di adolescenti è stata abituata più di altre e che hanno influito sul loro modo di confrontarsi con la realtà di tutti i giorni. In un saggio del 2006, intitolato Generation Me (Simon & Schuster), la psicologa e docente Jean M. Twenge scriveva che i millennial, i giovani nati negli anni Ottanta e Novanta, davano per scontato, a differenza dei loro genitori e nonni, che la loro persona venisse prima di ogni altra cosa. Nel corso dei decenni non erano cambiati solo i costumi e le mode ma anche la grammatica: negli anni Sessanta, riporta la Twenge, era molto più comune il pronome «noi», mentre all’alba del Ventunesimo secolo «io» dominava il linguaggio quotidiano. Oggi, quelle stesse generazioni sono al centro di uno studio pubblicato ai primi di agosto dal bimestrale scientifico «Archives of Sexual Behavior» — tra gli esperti che hanno preso parte alla ricerca figura anche l’autrice di Generation Me — in cui vengono messi in luce i comportamenti sessuali di ragazzi e ragazze cresciuti nell’era digitale. Il risultato della ricerca sembra contraddire il mito secondo cui queste generazioni avrebbero relazioni intime meno serie e basate su rapporti che non vanno oltre l’incontro di una notte. Si moltiplicano, invece, i luoghi e le occasioni per incontrarsi, facilitati anche da app e piattaforme social, e si trasformano di conseguenza le aspettative e i desideri. I millennial, evidenzia lo studio, sarebbero molto meno attivi se paragonati ai loro predecessori, in particolare ai baby boomer, nati tra il 1945 e il 1964 durante l’esplosione demografica, e a quelli della Generazione X, nati tra il 1965 e il 1980. Lo scarto tra i dati pubblicati e l’idea che una certa cultura popolare vuole trasmettere della gioventù di oggi è importante, perché racconta un universo di cui crediamo di sapere molto e che è invece più complesso ed enigmatico. Le motivazioni legate a questa tendenza sono molteplici: una di queste è il desiderio di successo. Molti dei giovani presi in esame considerano il tempo a disposizione più proficuo per cercare di diventare qualcuno piuttosto che per socializzare e fare nuovi incontri. Emergere, conquistare un posto nella società è ciò che viene richiesto alle nuove generazioni. E le nuove generazioni sembrano essere disposte a sacrificare il lato privato delle loro vite alla possibilità di distinguersi. Un sintomo di un narcisismo che nasconde l’ansia di farcela e di lasciare una traccia di sé, un’ansia che diventa più forte anche dei nostri istinti.