Corriere della Sera - La Lettura
Tutta la polvere del mondo
Il vernacolo siciliano di Renato Pennisi
Giorno dopo giorno il pulviscolo del tempo si accumula su oggetti, volti, profumi, vestiti, stanze e strade. E tutto diventa un precipizio di cenere, dal quale non è possibile esimersi. Perché il senso della fine incalza nello schema della Natura e l’uomo, perso nel labirinto di un mondo che sfugge, assiste inerme alla lacerante consumazione della propria esistenza.
Con crudo realismo ed echi di Leopardi la raccolta dialettale Pruvulazzu ( Polvere) di Renato Pennisi uscita per Interlinea coglie acutamente le stigmate degli abitanti di Picanello, il quartiere di Catania ove il poeta è nato nel 1957. La scelta del vernacolo appare quasi necessaria per descrivere il crollo di interi abitati e la conseguente sparizione di numerosi nuclei familiari. Proprio nella lingua «tetta» l’autore è in grado di realizzare un prezioso affresco di personaggi senza tempo, ombre di una rappresentazione teatrale che via via si sta inesorabilmente sfilacciando nel ricordo, fino a toccare il vuoto del silenzio.
È allora che con rabbia equilibrata Pennisi, da più di trent’anni poeta in lingua e in dialetto, trova modo di scagliarsi contro un’Italia zoppa, schiava, regno di ingiustizie. Una poesia civile che tocca l’invettiva e i toni danteschi, assistendo allo sfacelo della cultura occidentale.