Corriere della Sera - La Lettura
UN DELITTO TRA I CARCIOFI
L’estate sta finendo, cantavano i Righeira. E allora, per illuderci di guadagnare un po’ di tempo, possiamo provare a rimettere indietro il calendario di qualche mese. Magari leggendo La primavera tarda ad arrivare. La prima indagine dell’ispettore Furlan (Mondadori, pp. 312, € 18,50). Per chi — come me — gialleggia solo o soprattutto in vacanza, quando la tensione cala e il tempo si dilata, Drago Furlan si presenta come una compagnia molto indicata. «Dop» fin dal cognome, tifa Udinese, mangia frico («il cuoco del patriarca di Aquileia diceva proprio così: il frico ridà il fiato ai morti») e spesso staziona in osteria, dove — tra un tajùt di bianco e uno di rosso — riflette senza fretta sul primo caso d’omicidio che gli è capitato da vent’anni a questa parte. Quando le ricerche lo portano in Germania, sostiene che si farà capire usando il suo friulano: «Fra un po’ semineremo i carciofi, giusto? Gli articjocs. Sai come si chiamano in inglese? Artichoke. E in francese? Artichaut. E in spagnolo? Alcachofa. E in tedesco? Artischoke. Vedi?». Quando prova a parlare in tedesco, in effetti, l’unica parola che riesce a spiccicare è Kommissar. «Erano decenni che aspettava di usare quella parola! Direttamente dall’Austria, Der Kommissar di Falco era una canzone che aveva spopolato nei primi anni Ottanta». Col più celebre commissario di Camilleri, l’ispettore Furlan — che abita con la mame Vendramina e ogni tanto esce con l’eterna fidanzata — vanta persino una lontana parentela onomastica. I suoi nonni, infatti, vivevano a Colloredo di Montalbano; anche se già il padre si era spostato a Cividale (« Civitas Austriae, “la città dell’Est”»). Il vero papà di Furlan è però Flavio Santi — linguista, poeta, romanziere, traduttore — che qui gioca abilmente con tipi e i topoi per costruire una trama trapunta di digressioni. Tra il ricordo di un gol di Zico e l’ennesimo piatto di frico, la soluzione sembra ogni volta allontanarsi dietro a un nuovo tornante. Eppure, è proprio questo percorso sinuoso che alla fine premia la flemmatica tenacia di Furlan. Perché, come cantavano i Csi, la retta è per chi ha fretta (e invece il colpevole si nasconde nell’ansa di una lunga storia).