Corriere della Sera - La Lettura

UN DELITTO TRA I CARCIOFI

- Di GIUSEPPE ANTONELLI

L’estate sta finendo, cantavano i Righeira. E allora, per illuderci di guadagnare un po’ di tempo, possiamo provare a rimettere indietro il calendario di qualche mese. Magari leggendo La primavera tarda ad arrivare. La prima indagine dell’ispettore Furlan (Mondadori, pp. 312, € 18,50). Per chi — come me — gialleggia solo o soprattutt­o in vacanza, quando la tensione cala e il tempo si dilata, Drago Furlan si presenta come una compagnia molto indicata. «Dop» fin dal cognome, tifa Udinese, mangia frico («il cuoco del patriarca di Aquileia diceva proprio così: il frico ridà il fiato ai morti») e spesso staziona in osteria, dove — tra un tajùt di bianco e uno di rosso — riflette senza fretta sul primo caso d’omicidio che gli è capitato da vent’anni a questa parte. Quando le ricerche lo portano in Germania, sostiene che si farà capire usando il suo friulano: «Fra un po’ semineremo i carciofi, giusto? Gli articjocs. Sai come si chiamano in inglese? Artichoke. E in francese? Artichaut. E in spagnolo? Alcachofa. E in tedesco? Artischoke. Vedi?». Quando prova a parlare in tedesco, in effetti, l’unica parola che riesce a spiccicare è Kommissar. «Erano decenni che aspettava di usare quella parola! Direttamen­te dall’Austria, Der Kommissar di Falco era una canzone che aveva spopolato nei primi anni Ottanta». Col più celebre commissari­o di Camilleri, l’ispettore Furlan — che abita con la mame Vendramina e ogni tanto esce con l’eterna fidanzata — vanta persino una lontana parentela onomastica. I suoi nonni, infatti, vivevano a Colloredo di Montalbano; anche se già il padre si era spostato a Cividale (« Civitas Austriae, “la città dell’Est”»). Il vero papà di Furlan è però Flavio Santi — linguista, poeta, romanziere, traduttore — che qui gioca abilmente con tipi e i topoi per costruire una trama trapunta di digression­i. Tra il ricordo di un gol di Zico e l’ennesimo piatto di frico, la soluzione sembra ogni volta allontanar­si dietro a un nuovo tornante. Eppure, è proprio questo percorso sinuoso che alla fine premia la flemmatica tenacia di Furlan. Perché, come cantavano i Csi, la retta è per chi ha fretta (e invece il colpevole si nasconde nell’ansa di una lunga storia).

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