Corriere della Sera - La Lettura
Il primo e l’ultimo Bacon, 62 anni di pittura
L’intervista Majid Boustany è il maggior collezionista del maestro ora celebrato a Montecarlo con una antologica. Esposti anche l’acquarello del 1929 (l’opera più antica) e la tela dipinta alla vigilia della morte
Non poteva che trovarsi a Montecarlo, enclave di ricchi e ricchezze, l’opera prima di Francis Bacon, l’artista dei record che nel 2013 con il trittico Three Studies of Lucian Freud all’asta da Christie’s ha superato la boa dei 142 milioni di dollari. «Sì, Watercolour (1929) è l’ultimo quadro di Bacon che ho aggiunto alla mia collezione», racconta alla «Lettura» Majid Boustany, radici libanesi e vita nel carré d’or del Principato, che si è innamorato dell’opera di Bacon fino a radunare quella che è forse la più vasta collezione privata di oggetti legati al lavoro dell’«irregolare» dell’art-set nato a Dublino nel 1909 e scomparso a Madrid nel 1992. «Di certo, la collezione Boustany è la più vasta raccolta di scatti fotografici che ritraggono Bacon», conferma Martin Harrison, autore del catalogo ragionato dell’opera omnia di Bacon appena dato alle stampe a Londra. Oltre 600 foto, molte di Cecil Beaton, Henri Cartier-Bresson, Carlos Freire o Reinhard Hassert. Oltre a memorabilia come le sue tavolozze o il set di pennelli utilizzato per dipingere uno dei celebri trittici.
Watercolour, assieme ad altre 65 tele di Bacon, «una grande passione dei collezionisti italiani, ora forse un po’ spaventati dalle quotazioni stellari», nota Harrison, è adesso esposta fino al 4 settembre al Grimaldi Forum di Monaco per la mostra Francis Bacon, Monaco et la culture française, curata da Harrison e alla quale hanno prestato opere anche la Tate di Londra e il Centre Pompidou di Parigi.
Nella Fondazione Boustany, nelle stanze di una villa fin de siècle affacciata su Boulevard d’Italie nel cuore del principato e baciata dal sole della Côte, tutto è intriso di colore grigio: era il tono predominante nel periodo monegasco di Bacon, tra il 1946 e i primi Cinquanta. La sua Francis Bacon MB Art Foundation è organizzata come una villa, Monsieur Boustany, più che un museo. Perché?
«Proprio perché volevo ricreare, negli spazi come nei colori, il mondo di Bacon», spiega il collezionista che con il fratello gestisce nel Principato il patrimonio immobiliare e alberghiero (l’Hotel Metropole) fondato dal padre. Quel primo lavoro di Bacon, Watercolour, abitualmente si può ammirare, in una sala della villa-museo, appeso a una parete che si specchia in uno dei tappeti disegnati dall’artista: prima di imporsi come pittore Bacon disegnò infatti mobili di ispirazione razionalista nel suo laboratorio di South Kensington a Londra, al 17 di Queensberry Mews West.
È il luglio 1946 quando Bacon, appassionato giocatore — scrive a David Sylvester: «Il casinò era diventato per me una vera ossessione» — lascia Londra per trasferirsi nel Principato. È a Monaco che inizia a dipingere sul rovescio delle tele: aveva perso tutto al gioco e non gli restava altra soluzione che rivoltare le tele, per lavorare. Nella villa-museo dedicata a Bacon c’è pure il documento sottoscritto per chiedere la carta d’identità nella terra dei Grimaldi. A Monaco dipinge il suo primo «Papa» ispirato al Ritratto di Papa Innocenzo X di Velázquez (che non vide mai). A Monaco approda con i suoi amori. Ma anche con l’adorata nanny, Jessie Lightfoot.
Monsieur Boustany, qual è la storia di «Watercolour»?
«L’acquarello è la prima opera di Bacon che sia sopravvissuta, un dipinto per questo storico. Prima è appartenuto a Eric Alden, il suo compagno e primo patron; poi all’artista australiano Roy de Maistre e alla fine è finito nella T.S. Eliot Collection. I primi acquarelli sopravvissuti della produzione di Bacon sono influenzati da artisti come Fernand Léger e Giorgio de Chirico».
Qual è stato invece il «suo» primo Bacon? Come è iniziata la collezione?
«Il primo Bacon che ho acquistato è stato Study for a Portrait (1979), con un piccolo ritratto di John Edwards, che è stato il compagno di vita e amico di Bacon sin dalla metà degli anni ’70 e fino alla morte dell’artista. Bacon ha donato tutti i suoi beni a John, incluso il suo Reece Mews studio. E questo olio è un classico esempio dei suoi piccoli ritratti di teste».
Perché proprio Bacon? D’accordo, è l’unico artista contemporaneo che, dopo Picasso, ha avuto l’onore di una retrospettiva al Grand Palais di Parigi nel 1971, quando ancora era in vita...
«Il mio primo incontro con la sua opera risale agli anni di formazione che ho trascorso a Londra, all’inizio dei Novanta. Mentre continuavo i miei studi di economia e relazioni internazionali, mi iscrissi a un breve corso di storia dell’arte. E durante una visita alla Tate Gallery mi ritrovai di fronte il trittico di Bacon, Three Studies for Figures at the Base of a Crucifixion (1944). Così l’enigmatico dipinto di Bacon ha suscitato il mio desiderio di interpretazione e scatenato la voglia di esplorare il suo mondo».
E che cosa ha collezionato?
«Dipinti, litografie, libri, fotografie, cataloghi espositivi, oggetti trovati nel suo studio, ma anche lettere e documenti ufficiali, pezzi di arredo disegnati da Bacon e interviste filmate con l’artista».
Dalla collezione alla Fondazione: la Francis Bacon MB Art Foundation. Con quale progetto? O meglio, con quale sogno?
«Dopo aver studiato le opere di Bacon per oltre vent’anni, nel 2010 ho deciso di creare una Fondazione. Il principe Alberto II ha sostenuto il progetto, la Estate of Francis Bacon l’ha accolto con entusiasmo e Martin Harrison ha accettato di unirsi al board. Così il 28 ottobre 2014, anniversario della nascita di Bacon, è stata inaugurata alla presenza del principe. Perché ho collezionato oltre 2.500 oggetti collegati a Bacon? Per offrire a studenti e studiosi dell’arte uno strumento di indagine. Personalmente, questo collezionare mi ha invece aiutato a comprendere meglio il lavoro, la vita e le modalità di lavoro di Francis Bacon. La Fondazione è aperta anche al pubblico, con tour gratuiti su prenotazione (www.mbartfoundation.com) due giorni la settimana (il martedì e il giovedì che fino al 4 settembre diventano tre con l’aggiunta del venerdì). Adesso, oltre a far parte del supporters group della mostra Francis Bacon: Invisible Rooms (Tate Liverpool fino al 18 settembre), abbiamo collaborato per la mostra su Bacon al Grimaldi Forum (che poi migrerà al Guggenheim Museum di Bilbao dal 30 settembre all’8 gennaio 2017)».
Quali sono i pezzi più importanti che provengono dalla sua collezione, in mostra al Grimaldi Forum?
«C’è il primo lavoro di Bacon, Watercolour, di cui abbiamo parlato, ma c’è per esempio anche Figure Crouching (1949), un grande dipinto che viene mostrato per la prima volta, e rappresenta una figura isolata in una gabbia trasparente tridimensionale che trasmette un senso di ansia, vulnerabilità e fragilità. Poi c’è Figure with Monkey (1951), oltre a diverse fotografie e documenti».
Che cosa ci può dire invece di «For Study of a Bull»? Anche il «testamento artistico» di Bacon, proprietà di un altro collezionista privato, è esposto al Grimaldi Forum a Monaco: per la prima volta quest’estate a Montecarlo si possono così vedere, in contemporanea, la prima e l’ultima opera di uno degli artisti più enigmatici del XX secolo.
«Dipinto nel 1991, pochi mesi prima della morte, mostra un toro che avanza dall’oscurità verso la luce. Era affascinato dalle corride, ispirato in parte dall’amico francese Michel Leiris. Aveva letto Miroir de la tauromachie scritto da Leiris nel 1938 e spesso frequentava le corride nei suoi numerosi viaggi nel Sud della Francia e in Spagna. Le considerava un incredibile test del coraggio umano (pericolo e morte lo eccitavano) e associava quest’attività con la morte, ma una morte alla luce del sole».
Il sole, quel sole che Francis Bacon aveva inseguito fin sulla Costa Azzurra, fino a Montecarlo.
Watercolour «L’acquarello è la prima opera di Francis Bacon sopravvissuta, un dipinto storico, appartenuto a Eric Alden, il suo compagno» For Study of a Bull «Dipinto nel 1991, mostra un toro che avanza dall’oscurità verso la luce. Bacon era affascinato dalle corride»