Corriere della Sera - La Lettura
Divisionisti, futuristi, impegnati Ottanta autori immersi nella luce
Due date, e in mezzo la pittura italiana scopre la modernità. È il 1891 quando entra in scena, alla Triennale di Brera, un gruppo di giovani pittori lanciati da Vittore Grubicy de Dragon; il mercante-critico d’arte è appena tornato da Parigi per diffondere a Milano la nouvelle vague del puntinismo: colori puri, non mescolati a impasto sulla tavolozza, ma applicati direttamente sulla tela a piccoli tocchi, che l’occhio dell’osservatore ricompone. Nel 1910, invece, sulla prima pagina di «Le Figaro» esce il Manifesto della pittura futurista, che proclama: «I critici d’arte sono inutili e dannosi»; ma anche: «Non può sussistere pittura senza Divisionismo». Cosa succede tra queste due date, lo racconta una mostra al Mart di Rovereto (Trento), intitolata I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo (fino al 9 ottobre, mart.tn.it). Ottanta opere di autori come Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Giacomo Balla e Carlo Carrà (sotto: Luigi Russolo, Profumo, 1910). C’è anche Pellizza da Volpedo, perché in quegli anni l’arte italiana scopre anche la questione sociale. (paolo beltramin)