Corriere della Sera - La Lettura
Grazie a Théodore Rousseau la natura vivente è uno spettacolo
Cangiante. Inafferrabile nel suo perenne mutamento, se non fosse per la tenacia dello sguardo: allenato a cogliere le variazioni luminose, gli imprevisti climatici e il trascolorare delle stagioni. Una settantina di lavori, tra dipinti e disegni, raccontano il dialogo visivo tra retina e materia vivente nella mostra Unruly Nature: The Landscapes of Théodore Rousseau, allestita al Getty Center di Los Angeles (fino all’11 settembre, getty.edu). L’allestimento — la più ampia retrospettiva dedicata al maestro della scuola di Barbizon dopo quella del 1967 al Louvre — è a cura del museo californiano e della Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. L’altalena emotiva di Rousseau (1812–1867) che, in sintonia con la natura, oscilla dall’impulsività all’analisi lucida e distaccata, si riflette in due dipinti dello stesso soggetto, il Mont Blanc (il primo del 1835 e il secondo del 1863, qui sotto, dall’alto verso il basso). «Due immagini contrastanti — sottolinea Scott Allan, assistente curatore al dipartimento di Pittura del Getty — realizzate una all’inizio e l’altra alla fine della carriera». (maria egizia fiaschetti)