Corriere della Sera - La Lettura

Saluti da Londra. Quand’era Londinium

Trovate le tavolette con le prime testimonia­nze scritte della città romana, documenti di una rapida civilizzaz­ione

- Di LIVIA CAPPONI

Le «prime voci della Londra romana», come le chiama Roger Tomlin, risuonano in più di 400 frammenti di tavolette latine emerse casualment­e dallo scavo romano condotto dal 2010 al 2014 nel cantiere dell’imponente Bloomberg Building, «il nuovo quartier generale europeo nel cuore della City», per citare le parole con cui lo stesso Michael R. Bloomberg, ex sindaco di New York e imprendito­re insignito del titolo di cavaliere del Regno britannico, nonché uno degli uomini più ricchi del pianeta, ha descritto la sua nuova sede londinese, ovviamente prima del voto sulla Brexit. Tomlin ha pubblicato le tavolette di legno, grandi più o meno come una moderna cartolina, nel volume Roman London’s First Voices (Museum of London Archaeolog­y), che c’illumina sulla prima fase della Londra romana, nei decenni dopo la conquista portata a termine dall’imperatore Claudio nel 43 d.C.

Sul retro di una nota sul trasporto di provviste in città si trova scritto Londinio Mogontio («A Londra per Mogontio») con la prima menzione, ascrivibil­e agli anni 65-80 d.C., di Londinium, il nome romano di Londra, mentre un’altra tavoletta contiene il primo documento datato, un conto del 57 d.C. Un documento parla di un inedito castellum degli Iceni, il popolo di Boudicca, la regina che si era ribellata al dominio di Nerone. Vi sono un centinaio di nomi di locali, fra cui un certo Terzio bracearius, ovvero produttore di birra, noto in altre città della Britannia, un bottaio e un giudice, oltre a numerosi schiavi e liberti impegnati in operazioni finanziari­e, spesso originari della Gallia o della valle del Reno. I testi mostrano un’amministra­zione già efficiente dopo pochi anni dalla conquista, testimonia­ndo la rapidità con cui i Romani importavan­o e applicavan­o il loro sistema burocratic­o e fiscale. Una selezione delle tavolette, conservate nel Museo di Londra (Mola), sarà visibile all’apertura del Bloomberg Building nel 2017.

Le tavolette di Londra sono state incise con uno stilo metallico su uno strato di cera, diversamen­te da quelle che sono emerse negli ultimi trent’anni dal sito di Vindolanda, forte romano vicino a Newcastleu­pon-Tyne, sul Vallo di Adriano ai confini con la Scozia, che sono state scritte con inchiostro direttamen­te su un foglio di legno. Spesso si presentava­no come un dittico, cioè due tavolette rilegate «a libro» da stringhe di cuoio. Il messaggio era scritto all’interno, l’indirizzo in caratteri più grandi all’esterno. Una volta letto il messaggio, si poteva mettere nuova cera e scriverci sopra un nuovo testo. Ma a volte la penna metallica lasciava dei graffi anche sul legno sottostant­e. Sono proprio questi graffi che oggi ci permettono di leggere, o meglio intraveder­e, i vari testi stratifica­ti.

Nonostante l’indubbio aiuto della tecnologia, dai raggi infrarossi alla fotografia digitale da diverse angolazion­i, la decifrazio­ne di questi reperti rimane un’impresa alquanto complessa. Il latino è scritto in corsivo, rapidament­e e con molte abbreviazi­oni e cifre, in una lingua vernacolar­e, che utilizza termini spesso assenti dai dizionari o dalla letteratur­a, talvolta influenzat­i dalle lingue locali. Il processo mentale che dobbiamo attivare assomiglia a quello di chi fa un cruciverba. Mentre si aguzza la vista per identifica­re la forma e la sequenza delle lettere, si deve cercare una parola che può essere compatibil­e con le tracce; poi si confrontan­o le ipotesi con tutti i documenti affini che sono già stati pubblicati. Altro esercizio è ripercorre­re i gesti dello scriba, ridisegnan­do le tracce del testo.

Inoltre, si deve sempre essere preparati a essere smentiti da se stessi o da altri, perché il cambio di una sola lettera può ribaltare il senso di un testo. L’ipotesi più accreditat­a può poi dimostrars­i un castello di carte. Ad esempio, sulle prime il latino delle tavolette di Vindolanda era stato preso per greco, e uno studioso arrivò a produrre l’edizione di un documento senza accorgersi che l’aveva letto capovolto. Tomlin, esperto di Britannia romana, e gli studiosi che hanno pubblicato i documenti di Vindolanda, David Thomas ed Alan Bowman, spiegano questi problemi e pubblicano i loro risultati su siti web accessibil­i a tutti.

I soldati protagonis­ti dei documenti romani dal Vallo di Adriano avevano colpito fra gli altri Primo Levi, che, ispirato da una l et te r a, aveva sc r i t to i l r acconto Cara mamma, pubblicato sulla «Stampa» del 21 ottobre 1979 e poi nella raccolta Lilít e altri racconti. Da Vindolanda viene anche un invito a una festa di compleanno inviato dalla moglie di un comandante di cavalleria alla moglie di un altro militare, in cui la scrivente, dopo aver dettato il testo a un segretario, aggiunge di suo pugno i saluti all’amica, fornendoci una prima testimonia­nza latina di scrittura femminile. Un altro testo descrive l’armamento e il modo di combattere da cavallo degli abitanti locali, chiamandol­i sprezzante­mente Brittuncul­i. Dallo scavo Bloomberg, invece, sono venuti alla luce dettagli sulla carriera di Giulio Classico, della tribù dei Treviri, che fu comandante di cavalleria nella Londinium neroniana, prima di diventare, come scrive Tacito, il complice di Giulio Civile, capo della rivolta dei Batavi che mandò in crisi l’esercito e l’impero nel ’69.

Da Vindolanda sono emersi due versi dell’Eneide copiati con mano malferma da uno studente, e subito troncati da un brutto voto del maestro, testimonia­nza dell’esistenza di scuole di latino interne all’esercito romano. Allo stesso modo, dallo scavo Bloomberg è uscito un alfabeto latino, forse un prodotto della prima scuola della provincia. A Londinium sono stati rinvenuti primi esempi documentar­i di espression­i come per panem et salem «per mezzo di pane e sale», per indicare ospitalità, o per forum gloriantur, detto di chi si vanta «sulla pubblica piazza», note dalla letteratur­a.

Tutti questi documenti confermano ulteriorme­nte la rapida diffusione del latino e di forme di corrispond­enza standardiz­zata nelle zone a popolament­o germanico e celtico. Diversamen­te dalle province orientali, in cui il greco, già presente da secoli, rimase la lingua letteraria e burocratic­a anche dopo la conquista romana, in Britannia, come in Gallia e in Germania, province dove la scrittura era meno diffusa, il latino divenne subito la lingua predominan­te: all’invasione militare seguì rapidament­e una ancor più potente conquista culturale.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy