Corriere della Sera - La Lettura

COME MISURARE L’ISLAMOFOBI­A

- Di MARCO VENTURA

L’istituto di ricerca britannico Demos ha pubblicato l’esito di un monitoragg­io dell’islamofobi­a su Twitter condotto tra marzo e luglio 2016. I ricercator­i hanno contato i messaggi in inglese, da tutto il mondo, in cui vengono attaccati l’islam o i musulmani in quanto tali. I tweet islamofobi­ci sono risultati in continua crescita fino a registrare in luglio un massimo di 289 all’ora di media. I picchi nel periodo considerat­o sono coincisi con gli attentati: il maggior numero in un giorno si è avuto il 15 luglio, l’indomani del massacro di Nizza. Demos ha registrato tra marzo e luglio una media di 4.972 tweet al giorno. Il rapporto è stato molto criticato. Secondo la National Secular Society i ricercator­i di Demos hanno operato una selezione arbitraria, mettendo nello stesso sacco tweet d’insulti contro i rapefugees (contrazion­e di «violentato­ri e rifugiati») musulmani e tweet crudi ma argomentat­i, del tipo: «Non esistono musulmani pacifici, esistono solo musulmani non ancora chiamati alla guerra santa». Per i critici l’indefinibi­le concetto di islamofobi­a è una minaccia per la libertà di espression­e e di critica. Demos difende la propria scelta di ritenere islamofobo, e dunque distinto dalla legittima critica dell’islam, tutto ciò che tratta l’islam come un monolite e come una fede per definizion­e nemica e aggressiva. Misuriamo l’islamofobi­a, sostiene l’istituto di ricerca, non per invocare censure ma per capire la società.

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