Corriere della Sera - La Lettura
Vince Checco Zalone. Ma non contro Fellini
Pubblichiamo la top ten degli ultimi tre anni al botteghino: trionfano soprattutto le risate regionali. Tuttavia, i classici «La dolce vita» e «Ultimo tango a Parigi» restano irraggiungibili
uno specchio un richiamo per le allodole? Il problema degli incassi al cinema è di quelli che assomigliano ai quesiti irrisolvibili: è nato prima l’uovo o la gallina? Cosa significano veramente le classifiche degli incassi? Forse bisognerebbe fare come per i record olimpici: omologarli solo a determinate condizioni meteorologiche. Perché nessuna classifica riporta se il film alla sua uscita ha potuto usufrui redi un paio di weekend di pioggia (attirando spettato- ri e convincendo gli esercenti a non cambiare programmazione) o ha dovuto fare i conti con un tempo che invitava alla fuga dalle città e quindi dalle sale. Sembrano questioni di lana caprina: Zalone fa il pieno ovunque e comunque, ma è anche vero che è sempre uscito d’inverno. E non sarà un caso se nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre non è mai uscito un film capace di scalare i primi posti delle classifiche. Vedere la visualizzazione qui sopra per credere.
Certo, in anni (e decenni) dove gli incassi sono diventati l’unico metro di giudizio (insieme al numero di copie distribuite nel primo weekend), il cinema sembra ridursi a una pura equazione economica. Se incassa tot, vale tot. Non c’è altra legge possibile, salvo poi accorgersi di avere fatto male i conti, di aver voglia di rivedere film che sono spariti in fretta dalla programmazione (il bocca-a-bocca funziona ancora, ma è molto lento a mettersi in moto). O peggio, scoprire che un titolo su cui nessuno era disposto a scommettere, difeso con le unghie e con i denti da un esercente che non si adegua all’andazzo generale, finisce per scalare le classifiche con teniture record.
Non bisogna però neanche cadere nell’eccesso opposto, quello di non te- nere assolutamente presente le risposte del pubblico che offre il botteghino. Anche se spesso quei dati sono più indicativi delle offerte che delle domande. Nel senso che il cinema italiano sembra capace di offrire ai suoi spettatori (quasi) sempre lo stesso menù: risate in salsa regionale. Il che non sarebbe un male così grave se non finisse per lasciare le La visualizzazione di questa settimana è a cura di Tommi, information design cluster di Milano. È stata realizzata da Sara Piccolomini e coordinata da Tommaso Guadagni porte spalancate a chi — dall’estero — sa proporre altri tipi di offerte. E rischiasse di anchilosare la nostra industria entro binari troppo ripetitivi.
E poi un’ultima esortazione: torniamo a fare le classifiche dei successi usando le presenze e non gli incassi. Scopriremmo che i «campioni» non sono sempre tali (un milione di euro d’incasso equivale a 150/160 mila presenze) e che Ultimo tango a Parigi di Bernardo Bertolucci o La dolce vita di Federico Fellini coni loro 13/14 milio nidi presenze battono ancora largamente i blockbuster di oggi.