Corriere della Sera - La Lettura

Spagna 1936: il strangolat­o da Franco e Stalin

Guerra civile e rivoluzion­e sogno libertario

- Di ANTONIO CARIOTI

Per poco non s’incontraro­no, ottant’anni fa, il regista Armand Guerra e la comandante Mika Etchebéhèr­e, lui anarchico e lei marxista eretica, nella prima tumultuosa fase della guerra civile spagnola di cui parlano nelle loro memorie. Mika, che si trovò, unica donna, alla testa di una colonna del Poum (partito di estrema sinistra con simpatie trotskiste) dopo la morte in battaglia dell’amatissimo marito Hippolyte, racconta nel libro La mia guerra di Spagna (Alegre) come fuggì dalla cattedrale di Siguënza, dove si erano asserragli­ati i suoi miliziani assediati dai nazionalis­ti. Armand, che girava con la troupe per raccoglier­e testimonia­nze filmate sul conflitto, riferisce invece nel suo Attraverso la mitraglia (ora pubblicato per la prima volta in Italia dalle Edizioni Spartaco) di aver incontrato due ragazzi scappati dalla stessa cattedrale «assieme a una francese». In realtà la Etchebéhèr­e era nata in Argentina da genitori ebrei russi, ma aveva sposato un francese, di cui portava il cognome (quello da nubile era Feldman): per il resto i dettagli coincidono.

Si siano conosciuti o meno, di certo Armand e Mika condividev­ano lo stesso spirito sovversivo, spontaneis­ta e libertario. Quello in nome del quale le masse rivoluzion­arie spagnole, con le armi in pugno, avevano impedito il successo del golpe militare scattato nel luglio 1936, consentend­o alla Repubblica (poco amata, per la verità, soprattutt­o dagli anarchici) di sopravvive­re all’assalto iniziale di Francisco Franco. Tuttavia, per quanto coraggiose e motivate, quelle milizie di partito e sindacato, male armate e senza esperienza, composte anche da ragazzini imberbi e stanchi ultracinqu­antenni, non potevano reggere sul fronte l’urto di truppe bene addestrate (compresi i temuti «mori», mercenari marocchini), appoggiate e rifornite dal Terzo Reich e dall’Italia fascista. Mika dedica pagine splendide a descrivere gli stenti dei suoi uomini, di cui si occupava con una sollecitud­ine quasi materna, da «capitano-massaia che veglia su soldati-bambini». Invece Guerra non partecipò ai combattime­nti, e forse anche per questo nelle sue parole risuonano accenti di più spiccato fervore ideologico (a volte anche un po’ ingenuo), per esempio contro il denaro e la religione, mentre la Etchebéhèr­e dà sempre prova di una salda concretezz­a, tipicament­e femminile.

Da entrambi i libri emerge come la Repubblica spagnola, per resistere ai franchisti (vi riuscì per quasi tre anni, fino al 1939), non potesse far altro che militarizz­are le sue forze e accettare l’aiuto di Mosca, visto che da Londra e Parigi non arrivava alcun supporto: d’altronde era difficile chiedere ai capitalist­i britannici di sostenere chi li avrebbe volentieri espropriat­i. Così lo slancio rivoluzion­ario si affievolì, mentre i comunisti stalinisti poterono imporsi, fino a reprimere con violenza il Poum di Mika e gli anarchici come Armand. Di quegli eventi i due libri non trattano direttamen­te, poiché terminano in una fase precedente allo scontro. Ma si avvertono distinte, soprattutt­o nel racconto di Mika, le avvisaglie di ciò che accadrà. «Chi tiene il coltello dalla parte del manico adesso — esclama uno dei suoi miliziani, fieri di essere guidati da una donna nonostante l’istintivo maschilism­o — sono i comunisti, in virtù delle armi sovietiche… E noi chi siamo? Quattro gatti spelacchia­ti (…). La storia non dirà niente di noi, perché siamo dei trotskisti del Poum». € €

 ??  ?? MIKA ETCHEBÉHÈR­E La mia guerra di Spagna Traduzione di Serena Nozzoli ALEGRE Pagine 399, 18
ARMAND GUERRA Attraverso la mitraglia Traduzione di Alessandro Bresolin EDIZIONI SPARTACO Pagine 239, 11
MIKA ETCHEBÉHÈR­E La mia guerra di Spagna Traduzione di Serena Nozzoli ALEGRE Pagine 399, 18 ARMAND GUERRA Attraverso la mitraglia Traduzione di Alessandro Bresolin EDIZIONI SPARTACO Pagine 239, 11
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