Corriere della Sera - La Lettura
È un impasto venuto da Est che accoglie i miei colori
Uso da sempre per la mia pittura l’acquerello e per supporto la carta, una carta antica, fatta a mano in Nepal coi modi cinesi, utilizzando scarti della lavorazione del riso, giovani gelsi e altre fibre vegetali. I gesti degli artigiani si ripetono identici da tempi lontani, la poltiglia ottenuta dalla macerazione delle fibre viene stesa su telai di legno ad asciugare al sole. È leggera, trasparente e apparentemente fragile; è cedevole al tatto come la seta, ha un colore paglierino e profuma di pane. Prima di iniziare la pittura dispongo due strati di fogli che fisso con una colla leggera alla tela e, una volta asciutta, la superficie è come l’intonaco per l’affresco, assorbe rapidamente la pittura. L’acquerello è accolto all’interno e il pigmento si preserva nel tempo. Alla fine del lavoro la carta mi restituisce l’opalescenza, la morbidezza e il silenzio della lontananza.