Corriere della Sera - La Lettura
Il signore dei leggii che temeva solo Abbado «Intimava: chi sei tu? E si faceva silenzio»
Il suo ruolo ufficiale è tecnico di palcoscenico. Ma per Domenico Mutzu, 56 anni lo scorso gennaio, dipendente della Fondazione Orchestra Haydn di Trento e Bolzano, si tratta di poco meno di una missione. «Comincio dalle partiture, leggìo per leggìo — spiega — ma il mio compito è soprattutto “montare” un’orchestra: sedie, podio del direttore, luci». Non basta. «Certo che non basta. Devo anche spostare i pianoforti, le percussioni, un’arpa. Tutto. Da che cosa inizio? Dalle esigenze di chi dirigerà. So quali sezioni saranno centrali sul palcoscenico e quali meno». E quanto tempo ha a disposizione Domenico Mutzu? «Anche meno di un’ora, se tutto è stato definito prima sulla carta, per esempio per la Settima di Beethoven. Per la Nona, con organico più ricco, almeno quaranta minuti in più». E se ne servissero di più, di minuti? «Tempo fa, a Trento, per la Messa da Requiem di Verdi, con coro, orchestra e quattro voci soliste mi ci sono volute due ore, partendo da zero, senza nessuna prova per di più. Infine, certo, si verifica come “suona” l’orchestra stessa in ogni singola occasione». Leggìo più basso, leggìo più alto secondo le esigenze del singolo musicista. «E anche valutare le paretine di plexiglas per i fiati e soprattutto per le percussioni. Dipende dal teatro», aggiunge Domenico Mutzu, che non lavora solo per la Haydn. Capita che venga chiamato a Ferrara, a Reggio Emilia e non solo per allestimenti di opere liriche. Giorni e giorni di lavoro certosino. Infine, un ricordo speciale. «Anni fa, la Haydn è stata diretta da Claudio Abbado. A lui, proprio non si poteva dir nulla. Se qualcuno interloquiva a sproposito, la replica del maestro era sempre: “Tu chi sei, Dio, per dirmi questa cosa?”. Con lui si obbediva e basta».