Corriere della Sera - La Lettura

Tom Cruise sogna 007 e Bourne ha l’«Edipo» La spia finisce in analisi

- di PAOLO BALDINI @pabaldini © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Creature ibride, trafugate dalla realtà, deformate e addolcite dal cinema. Jason Bourne (Matt Damon), James Bond (Daniel Craig, per ora) ed Ethan Hunt (Tom Cruise): fenomenolo­gia ed evoluzione della Spia attraverso un ring di promesse, tic e messaggi in bottiglia. Semantica elementare di un tipo umano che riassume sogni, incubi e desideri di massa. Intercetta­zioni, fughe, capitombol­i, risse. Gli altri agenti segreti, alle spalle dei tre campioni, arrancano a (giusta) distanza: dal Jack Ryan di Caccia a Otto

bre Rosso ispirato ai romanzi di Tom Clancy e interpreta­to da Alec Baldwin, Harrison Ford, Ben Affleck, Chris Pine, al Gene Hackman rumorista/origliator­e della Conversa

zione (Francis Ford Coppola, 1974); dall’Harry Palmer di Michael Caine, l’anti Bond della saga di Ipcress (1965-1996), alla Nikita di Anne Parillaud per Luc Besson (1990). In un mondo di notizie opache, dossier riservati, protocolli violati, missioni impossibil­i, chi se la passa peggio? Loro, spie costrette al superlavor­o, ai limiti del mobbing. Precarie oltre la mezza età. Vittime dello showbiz e dello scontro generazion­ale. Tradite dai cliché: i Blocchi, il Muro, la Guerra fredda, i ponti, la neve, i cappotti con il collo di astrakan. Condannate a una portentosa solitudine.

La memoria e il lusso

Bourne è introverso, innocente: pensiero veloce, parole contate, uscite dai romanzi di Robert Ludlum (è in libreria Enigma Bour

ne, scritto da Eric van Lustbader: Ludlum è morto nel 2001). Bourne cerca un’identità, come i personaggi di Pirandello, come un

adolescent­e di fronte a papà. Cine-battesimo nel 2002: The Bourne Identity di Doug Liman. Talvolta sembra una candela spenta, in realtà è un Houdini hi-tech. Un tipo al sangue: azione e proteine. Jason Bourne, quinto film della saga, sequel di The Bourne

Ultimatum. Il ritorno dello sciacallo (2007), ora nelle sale, non è il prodotto migliore della serie ma la cinepresa a mano di Paul Greengrass compie un editing nervoso su un film che altrimenti garantireb­be sbadigli e

déjà vu: il killer della Cia ricaricato e dotato di nuovi ammortizza­tori emotivi se la vede con Tommy Lee Jones, Vincent Cassel e la neodiva Alicia Vikander. Il tizzone accanto allo stoppino, e la tempesta del peccato.

Ma se Bourne è una patata senza memoria, puro di fronte all’intrigo, James Bond è uno zio libertino, un viveur senza redenzione, portatore sano di smoking e bombetta, scienziato e contafrott­ole. Una canaglia carenata dall’intelligen­ce di Sua Maestà Britannica, un gattone che scotta (e fa a botte) sul tetto di un treno, o sdraiato su una spiaggia aspettando Ursula Andress. Più Bud Spencer che Rambo in un percorso che va dall’irsuto Sean Connery di Licenza di uccidere (Terence Young, 1962) al gelido e musclé Daniel Craig di Spectre (Sam Mendes, 2015). I viag- gi, il lusso, le lezioni di coraggio. E sei-interpreti-sei: dopo Connery, Lazenby, Moore, Dalton, Brosnan, Craig. Glamour, pupe e Martini Vodka.

Le donne e la patria

Le Bond girl rappresent­ano uno sfizio intercultu­rale: da Pussy Galore di Missione Goldfinger (1964) alla Domino Derval di

Operazione tuono (1965). La declinazio­ne del desiderio: Kim Basinger, Eva Green, Halle Berry, Denise Richards, Michelle Yeoh, Olga Kurylenko, Jane Seymour. Corpi sotto le lenzuola e volti (bellissimi) che esprimono dettagli d’amore, odio, tradimento, perfidia. Volti esotici che valgono una lezione di geopolitic­a o di affari internazio­nali. Bussole per il costume, la moda. Sensori formidabil­i sul cambiament­o generazion­ale. Atto di devozione nei confronti del potere femminile. Bond conquista le pin-up con lo stile: si muove sotto traccia, è un dannato gentleman. Bourne usa il fascino del bel tenebroso. Ethan Hunt, il pesce lesso del gruppo, ha invece il piglio di un funambolo. Salta, nuota e, americaneg­giando, corre in moto come Valentino Rossi. EH è un gringo da rodeo ma rimorchia così così. Goffo, ottimista, sorridente, non flemmatico: tra divorzi e virus letali, perde facilmente colpi. Bourne ancora peggio: ma se ingrana è una furia.

La Rete e la letteratur­a

Destini incrociati: Bond era un re prima di intercetta­re la zazzeretta di Ethan Hunt. Tom Cruise, un ras di Hollywood, avrebbe pagato per interpreta­re Bond: fu escluso per manifesta americanit­à. La spia Hunt non è infallibil­e. Ha impiegato vent’anni per agguantare le code del frac di 007. Matt Damon, per il ruolo di Bourne, ha dovuto battere la concorrenz­a di Brad Pitt e Sylvester Stallone. Anni di interferen­ze, sorpassi, curve strette. Eroi e antieroi, dollari e sterline. Il cinema ricicla la buona letteratur­a noir. Ian Fleming è il papà di Bond, Graham Greene e John Le Carré di tutt’e tre. Tracce, suggestion­i. I personaggi sono sotto vuoto, contenitor­i da riempire. Gli sviluppi drammatici vengono lasciati alla fiction. La pagina nasce, spesso, come sceneggiat­ura e si corrobora di azione. Bond fu pensato per il cinema. Bourne, con le sue cadute di memoria, cambia continuame­nte connotati, è un cane sciolto. La Cia è una madre ripudiata in nome di un galoppante complesso di Edipo. Spiare, per lui, è più di una vocazione: una seconda pelle. «Il mio nome è Bond, James Bond». 007 è sulla piazza da molto tempo, ha vissuto i fasti del boom, la corsa allo Spazio, il riflusso post Sessantott­o, la globalizza­zione.

Le auto e la tecnologia

Più militare che spia, il pragmatico Jason Bourne paga il prezzo più alto proprio sulla memoria, che ogni tanto fa cilecca. Contro i

villain internazio­nali i tre vincono facile. Ma chi la spunterebb­e in un duello? Bond giocherebb­e d’astuzia, Hunt sarebbe più letale. Il diavolo è Bourne, guerriero senza rivali per Dna. E chi guida meglio? Bond, sì: la sua Aston Martin batterebbe la Batmobile. Non facile il rapporto con la rete di appoggio. Bourne è scollegato per definizion­e: la Cia, madre snaturata, è un satellite lontano. Bond ha una squadra di yes men pronta ad aiutarlo, partendo dal Venerabile M. Anche Hunt ha intorno un dream team di agenti rinnegati. Tutti, in mano ai nemici, sono ossi duri. Tutti accentrato­ri, se possono fanno da soli. Bourne vive di tecnologia, è un hacker raffinato. Bond è più duttile ma tende a distrugger­e: nessun gadget sopravvive all’utilizzo di 007. L’aggeggio più interessan­te nella dotazione di Hunt è la gomma da masticare esplosiva. Un guizzo: spirito americano, goliardico, da campus universita­rio.

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