Corriere della Sera - La Lettura

4CHAN, UNA FINE DA PARADOSSO

- Di PIETRO MINTO

Èun sito, 4chan, fondato nel 2003 dall’allora quindicenn­e Christophe­r Poole, noto online con il nome di «moot». Si tratta di una grande bacheca divisa per temi in cui ogni utente è anonimo e i messaggi scompaiono dopo qualche ora. Sul sito — nato come luogo in cui tutti erano liberi di fare qualsiasi cosa, senza conseguenz­e — sono nati meme e tormentoni di tutti i tipi e Anonymous, organizzaz­ione di hacker. Negli ultimi anni, però, 4chan è anche diventato il punto di riferiment­o della alt-right, la nuova destra alternativ­a americana che vede in Donald Trump il suo rappresent­ante. Stanco del politicame­nte corretto, razzista e misogino, il movimento ha radici profonde nella cultura di 4chan. Negli ultimi mesi, per esempio, «Pepe The Frog», il disegno di una ranocchia da anni usato su internet in contesti diversi, è stato trasformat­o dall’alt- right su 4chan in un simbolo razzista riconosciu­to persino dall’Anti-Defamation League, ente che si occupa di monitorare il linguaggio d’odio.

Nonostante l’enorme peso assunto in questa campagna, il sito è in crisi. Un anno fa Poole lo ha venduto a 2chan, il sito giapponese a cui era ispirato, e la nuova amministra­zione ha annunciato di avere problemi economici, pur smentendo l’ipotesi di vendita. Oggi 4chan vive un momento paradossal­e di estrema potenza culturale-politica in un contesto finanziari­o dissestato. Nei giorni scorsi, quasi a chiudere il cerchio, Milo Yiannopoul­os — uno degli idoli della alt-right, recentemen­te bandito da Twitter per la sua condotta — si è proposto di comprare il sito per salvarlo.

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