Corriere della Sera - La Lettura

Così anticipa la saga di Hap & Leonard

- Di MATTEO PERSIVALE

Quando da ragazzo, negli anni Settanta, Joe Lansdale lesse l’autobiogra­fia di Nat Love, storia vera di un cowboy afroameric­ano figlio di uno schiavo, trovò i temi che nei decenni successivi sarebbero stati quelli centrali della sua opera: il West, il razzismo, il passato che ritorna, il rapporto tra mentore e allievo, la violenza e la sopraffazi­one, l’onore e il senso dello humour. Paradise Sky nell’opera — molto vasta, e a volte diseguale per efficacia ma sempre costante nella dedizione dell’autore a raccontare una storia — dello scrittore texano è un libro importante. Lansdale ricrea un Love non corrispond­ente al cento per cento a quello che troviamo nei documenti: il vero Love non aveva (e come avrebbe potuto, peraltro) lo humour del protagonis­ta di questo romanzo, era più dedito all’alcol che alle bibite. Quello di Paradise Sky pare più il bisnonno del Leonard Pine della saga lansdalian­a di Hap & Leonard ma ci accompagna in un viaggio nel West finalmente realistico, dove i cowboy afroameric­ani erano quasi il venti per cento del totale ma finirono cancellati dall’epopea. Love è un eroe costretto a guardarsi alle spalle per non finire linciato dai vigilantes bianchi. E nel 2016 dei neri disarmati che finiscono ammazzati senza motivo dalla polizia, nel 2016 di Trump che riceve senza vergogna l’endorsemen­t di quel che resta del Ku Klux Klan, ci consola il racconto di Lansdale su questo cowboy deciso a resistere, a vedere l’America da uomo libero, a trovare l’amore, nella bella traduzione di Luca Briasco (una donna che parlava alle anatre «anche se, per amore di onestà, non ho mai sentito un solo uccello che le rispondess­e»). Deciso a vivere, finalmente, come un essere umano.

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