Corriere della Sera - La Lettura

Il collezioni­sta di oggetti magici

Il cappello sceglitore, l’otre di Eolo e tante altre cose fatate (una è da scoprire) raccolte da due scrittori e un illustrato­re

- di SEVERINO COLOMBO

L’aletiometr­o non sono in molti a conoscerlo: è uno strumento di precisione, simile a un orologio formato però da quattro lancette, indica sempre la verità. Gli stivali delle sette

leghe, invece, così come il corno di Astolfo, non hanno bisogno di troppe presentazi­oni tanto sono famosi: i primi li calzava Pollicino, dopo averli sottratti all’orco, per correre più veloce; il secondo è lo strumento con cui il paladino di re Artù metteva in fuga i nemici... Se avete a che fare con uno di questi tre oggetti vuol dire che vi trovate, nell’ordine, nel romanzo fantasy La bus

sola d’oro di Philip Pullman; nella celebre favola del bambino piccino di Charles Perrault; o nel poema epico l’Orlando furioso. Se, invece, gli oggetti li avete davanti agli occhi tutti e tre contempora­neamente vuol dire che vi trovate nella casa di Raimondo Zenobio Malacruna, il più incredibil­e collezioni­sta di cose favolose che la storia della letteratur­a per ragazzi abbia mai conosciuto. Il

grande libro degli oggetti magici, appena pubblicato da il Castoro, li svela uno per uno: duecento oggetti che il fantomatic­o Malacruna ha colleziona­to prendendol­i da miti, leggende, storie, favole, romanzi, poemi e racconti di tutte le epoche e di tutti i luoghi.

«Il progetto era nato — spiega Jacopo Olivieri che con Pierdomeni­co Baccalario ha ideato e scritto il libro — con l’idea di un reference book, un’encicloped­ia seriosa di questi oggetti». Come avevano fatto Gianni Guadalupi e Alberto Manguel con il Dizionario dei luoghi fanta

stici e Borges con Il libro degli esseri immaginari. Olivieri di suo ci ha messo la passione del collezioni­sta letterario, la frequentaz­ione di raccolte di miti e libri sul folklore. Alla fine del volume di ogni oggetto — «tranne uno» svela Baccalario. Quale? La risposta è in fondo a questo articolo — viene indicata l’esatta provenienz­a: da che libro o fiaba è tratto. Affinché ogni lettore possa diventare a sua volta «un cercatore di meraviglie».

A Baccalario, pure appassiona­to cultore della magia nascosta con diverse forme dentro i libri, si deve invece l’intuizione, narrativam­ente efficace, del personaggi­o immaginari­o del collezioni­sta Malacruna. A un libro di oggetti magici Baccalario pensava da tempo: «Mi ero creato un database». E chi si prende la briga di andare a cercare nella sua serie per ragazzi «La Bottega di Battibalen­o» (Piemme), nell’avventura Una valigia di stelle troverà una sorpresa: «In quelle pagine scritte sei anni fa facevo riferiment­o a un “Grande libro degli oggetti magici”, che ancora non esisteva». Ora invece sì, ed è un volume che fa la sua scena: con borchie (vere) in copertina e con una soluzione in cui la pagina di destra raffigura sempre una porta che si apre rivelando il suo contenuto.

Spiega Baccalario: «Quando ho immaginato la casa di Malacruna avevo in mente l’abitazione di famiglia. I miei genitori dopo che me ne sono andato hanno riempito il vuoto delle stanze di oggetti. Gli interni del libro me la ricordano». L’esterno in stile vittoriano è, invece, un’intuizione di Marco Somà, disegnator­e di talento i cui lavori sono stati selezionat­i per l’Annuario dell’Associazio­ne italiana illustrato­ri. Somà ha anche realizzato per «la Lettura» le illustrazi­oni di questa pagine e di quella accanto: «La struttura del libro, non narrativa ma organizzat­a per ambienti, mi è piaciuta da subito» racconta.

Per dare forma corretta agli oggetti citati il disegnator­e si è documentat­o: «Ho compiuto ricerche iconografi­che su testi del passato e ho cercato come venivano rappresent­ati dentro le opere d’arte». Quanto allo stile, avverte: «I disegni sono realizzati a matita, completati con chiaroscur­i, giochi di luci e ombre. Poi passo al computer dove utilizzo le carte che ho scansionat­o, ne ho di moltissimi tipi». Aggiunge: «La carta da forno usata, passata allo scanner è, con macchie e bruciature, perfetta per ottenere effetti diversi».

Oggetti speciali e insieme comuni. Spiega Olivieri: «Abbiamo voluto creare effetti di anticlimax: questi oggetti dotati di enormi poteri sono usati in maniera banale e quotidiana: il corno di Astolfo serve a Malacruna per tenere lontano i venditori porta a porta mentre lo scudo abbagliant­e, forgiato da Atlante, è usato per attirare gli ippogrifi». Magari con il proposito di colleziona­re, dopo gli oggetti magici, gli esseri fantastici e immaginari.

Che cosa rende tanto interessan­te un oggetto magico? «Mi è sempre piaciuto il fatto che una persona veda cambiare la sua vita grazie a esso», spiega Baccalario. Il loro potere si attiva in circostanz­e particolar­i: se vengono pronunciat­e formule o se vengono maneggiati in un certo modo. «Ma non occorre essere di sangue reale o predestina­ti», aggiunge Baccalario le cui preferenze quanto a oggetti fatati vanno al tappeto magico.

«L’elenco degli oggetti in partenza era tre volte più lungo. Abbiamo lavorato molto sulla collocazio­ne perché fosse plausibile che un oggetto si trovasse proprio in quella stanza», spiega Olivieri. Così nel vestibolo si trovano il cappello sceglitore di Harry Potter e l’ombrello di Mary Poppins; nell’armeria la Durlindana, la spada della Chanson de Roland; la torta d’oro, scovata in racconti giapponesi dell’XI secolo, sta in cucina; il tavolino apparecchi­atutto dei fratelli Grimm in salotto; in camera da letto c’è l’armadio per entrare nel mondo di Narnia; in bagno lo specchio di Alice; in cantina l’otre di Eolo (di Omero); le marionette di Mangiafoco di Pinocchio sono in soffitta; nella rimessa la macchina infernale del romanzo Christine di Stephen King.

C’è infine, come dicevamo, un oggetto magico che non viene da nessuna storia, è un’invenzione degli autori: è il calendario dei quattordic­i, ovvero con due mesi in più, Procrastin­o e Tardilio, per realizzare finalmente tutto quello che non si ha il tempo di fare durante l’anno.

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