Corriere della Sera - La Lettura
UN ROBOT SOSTITUIRÀ IL TASSISTA
Gioventù bruciata, Psycho, Taxi Driver, Thelma e Louie Warren Beatty. Ma anche Lolita, F. Scott Fitzgerald, Steinbeck, La musica del caso di Paul Auster. Il cinema e la letteratura (non solo americani, si pensi a Il sorpasso, 1962) sono legati a doppio filo alla cultura dell’auto. Ma che succede al mito con le auto che si guidano da sole? Presto l’auto driverless invaderà il mercato, e le ripercussioni — culturali ed economiche — saranno vastissime. Che se ne fa un cinquantenne di una spider se non può guidarla? E i cliché di genere avranno ancora senso? Che ne sarà di Grand Theft Auto e Top Gear? Nel volume Driverless: Intelligent Cars and the Road Ahead (Mit Press), Hod Lipson e Melba Kurman cercano di rispondere, immaginando di spiegare a un ragazzino del futuro come guidare fosse un tempo emblema di età adulta e libertà. Senza più bisogno di guidare, i genitori smetteranno di scarrozzare i figli ovunque, tassisti e camionisti perderanno il lavoro e le officine apriranno di notte, così l’auto potrà andare e tornare dalla manutenzione mentre dormi. J. G. Ballard aveva già previsto tutto. Se l’immagine che più rappresenta il Novecento, scriveva nel 1971, è un uomo che guida in autostrada verso destinazione ignota, a metà del XXI secolo via i freni e l’acceleratore: sarà illegale guidare da soli. Alla fine di American Graffiti (1973), Curt prende l’aereo per il college e diventerà scrittore, gli amici in una Chevy Impala corrono incontro a un futuro opaco. Oggi, quasi nessun adolescente considera il rombo del motore un riflesso di sé. «L’auto è il sex symbol nazionale», scriveva Faulkner nel 1948, e sembra lontanissimo. Così John Zimmer, co-fondatore di Lyft, giura che entro il 2025 di auto non ne possederemo neanche più. «Si chiameranno via smartphone taxi-robot, e costerà assai meno». Dalla libertà dell’auto alla libertà dall’auto.
@CostanzaRdO