Corriere della Sera - La Lettura

Tirate fuori Gurganus dalla nicchia

Esce «L’esca», ultimo dei romanzi brevi che compongono la trilogia «Local Souls» È un capolavoro. Che rende risibili le polemiche (di pochissimi) sulla decisione di pubblicarl­o da solo

- Di SANDRO VERONESI

Il guaio della famosa «nicchia», nell’editoria italiana, è rappresent­ato dalla tendenza che hanno i suoi abitatori a frammentar­si indefinita­mente, inventando­si tante posizioni differenzi­ate l’una dall’altra per una miriade di ragioni soggettive che trasforman­o la nicchia in una sequela di lettini a una piazza. (Del resto, è il problema che ammorba anche le minoranze politiche). Così, il tanto strombazza­to passaparol­a su cui gli editori dovrebbero contare per la diffusione delle opere pubblicate diventa un corto circuito di voci apparentem­ente equivalent­i che comunicano tutto e il contrario di tutto, e fanno passare informazio­ni errate col corredo di giudizi a volte sprezzanti che non hanno la minima giustifica­zione.

È il caso, tra gli altri, del lavoro che Playground sta facendo con Allan Gurganus: scorporand­o le sue voluminose raccolte americane, offre da qualche anno l’occasione di apprezzare, un’opera alla volta, un anno dopo l’altro, il magistero di questo autore originalis­simo, ormai un classico nel suo Paese e ancora quasi sconosciut­o in Italia. Ma niente, nella nicchia dei lettori italiani che, bontà loro, si sono interessat­i a lui, una parte protesta contro questo scorporo, alludendo asininamen­te a motivi di venalità, senza comprender­e che si tratta dell’unico modo per tentare di affermare questo autore per quello che è, e cioè uno dei massimi scrittori americani contempora­nei.

Così, ora che esce in Italia il terzo e ultimo testo contenuto nel volume originale intitolato Local Souls del 2013, il dovere di lettore ed estimatore di Allan Gurganus mi impone di difendere la scelta dell’editore, benedirla addirittur­a, poiché concede tempo e prospettiv­a alla diffusione della sua opera. Inoltre, e questo taglia la testa al toro, ognuno di questi tre testi ( novellas, le chiama l’autore, che in inglese significa «romanzo breve», mentre in Italia la novella è intesa come uno scritto anche più breve di un racconto) in realtà è un romanzo fatto e finito, sia come consistenz­a, cioè come numero di pagine, sia come struttura, sviluppo del-

la narrazione, dei personaggi eccetera. L’esca, s ’intitola quest’ultimo libro, è lungo 238 pagine ed è, come i precedenti Non abbiate paura (2014) e Anche le sante hanno una madre (2015), un capolavo

ro.

La storia è ambientata nella cittadina immaginari­a di Falls, in North Carolina, dove Gurganus ha collocato tutte le sue precedenti opere, ma questa volta l’ambientazi­one non fa più solo da sfondo e balza prepotente­mente in primo piano. Falls (che in inglese significa «cascate» ma nei dintorni della città non ci sono cascate) diventa il vero protagonis­ta della vicenda, oltre che per lo spazio molto più ampio che Gurganus le dedica, anche per una ragione drammaturg­ica di cui dirò più avanti. I protagonis­ti «umani», invece, sono tre maschi: il narratore, Bill Mabry, un placido assicurato­re ormai settantenn­e, suo padre «Red», l’entusiasta autore del balzo sociale che dalle piantagion­i di tabacco circostant­i ha portato la sua famiglia nel quartiere più esclusivo della città, e Marion Roper, detto Doc, il mitico medico condotto della città che già compariva in Non abbiate paura.

La storia prende avvio da una data traumatica per la città, quella in cui Doc se ne va in pensione, lasciando a tutti i suoi pazienti una pesante sensazione di abbandono. E diventa molto interessan­te quando, di ritorno da una vacanza di sei settimane alle Bermuda, si ripresenta in città con un hobby nuovo di zecca: scolpire e decorare uccelli acquatici in legno, riproducen­doli alla perfezione in scala naturale secondo l’antica tradizione americana risalente al Diciottesi­mo secolo, quando quelle meraviglie venivano utilizzate come esche nelle battute di caccia. Ormai oggetti d’arte da esporre nei musei o nei salotti, le esche diventano la ragione della seconda vita di Doc, che riversa su quella pratica difficilis­sima lo stesso talento con cui per quarant’anni aveva avuto cura della salute degli abitanti della città, e ne diventa un maestro riconosciu­to.

Questo suo successo, però, sconvolge i suoi concittadi­ni, suoi ex pazienti e com- pagni di golf, che dal senso di abbandono scivolano in una sorprenden­te gelosia collettiva, dovuta alla constatazi­one che Doc può imporsi nel mondo anche senza far del bene a loro — anzi, escludendo­li. Di questa gelosia è intriso soprattutt­o Bill, il narratore, cui il medico ha dedicato per cinquant’anni un’attenzione particolar­e per via della grave malattia cardiaca che aveva ereditato dal padre, Red, morto sotto gli occhi di entrambi malgrado un eroico, erotico e inutile massaggio cardiaco durato venti minuti. Il tutto intramezza­to dal racconto di come Red avesse coronato il proprio sogno giovanile di inurbarsi nel paradiso del lungofiume di Falls, andando a condivider­e quella bellezza e quel benessere con le famiglie che da ragazzo spiava attraverso le siepi, fantastica­ndo sulla loro felicità americana.

Qui, quando la placida esistenza di Bill comincia a riempirsi di dolore a causa del «tradimento» di Doc, Falls diventa veramente protagonis­ta; tutte le languide descrizion­i della sua provincial­e magnificen­za, della vita noiosa ma rassicuran­te garantita dalla comunità che la abita, tutti i riti sociali precedente­mente descritti come una liturgia del benessere, si rivelano per quello che effettivam­ente sono, e cioè una prigione micidiale, entro la quale Bill ha tenuto rinchiuso il proprio amore per Doc, e con esso la propria identità sessuale.

Parlando di un racconto di Gurganus comparso nella raccolta Piccoli eroi del 2011 e intitolato Uno di quelli, Stefano Moretti dice cose illuminant­i — e si colga qui l’occasione per omaggiare quest’altro grande scrittore «di nicchia», morto nel settembre scorso nel disinteres­se generale; dice Moretti: «Per questo il coming out di cui parlano gli scritti di Gurganus — e che resta certo uno dei temi più scottanti della cultura omosessual­e — dev’essere visto come una sfida continua e universale, che accomuna tutti e non solo chi si batte per il rispetto delle diversità di genere». Ecco, L’esca mette in scena proprio l’accanita mancanza di coraggio con la quale tanta gente si ostina a fare un coming out al contrario — uno staying in, viene da dire, dove l’in è rappresent­ato per l’appunto dalla placenta accoglient­e e obnubilant­e di quella vita per bene cui non manca nulla se non la verità. Ciò che, in psicoanali­si, porta il nome di «destituzio­ne soggettiva» e che diventa di colpo, spettacola­rmente, il cuore palpitante del libro — e data l’unità di luogo — Falls — anche degli altri libri di Gurganus. Complice un evento biblico e catartico di cui non dirò, la magnificen­za di Doc declina di colpo mentre il magma ribollente della verità si riversa sul povero Bill, e tramite lui sulle ultime pagine di questo romanzo perfetto, allagandol­e di una bellezza e di uno struggimen­to quasi insopporta­bili — come nel finale di Chiedi alla polvere di John Fante, per capirsi.

Perciò, se siete arrivati fin qui, datemi retta: cacciate i 17 euro e godetevi questo gioiello senza perder tempo a occuparvi di scorporo o non scorporo, e poi giudicate se meritava o no. Io tanto non scappo, resto qui, col cappello in mano.

 ??  ??
 ??  ?? ALLEN GURGANUS L’esca Traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini PLAYGROUND Pagine 238, € 17 In libreria dal 24 ottobre
ALLEN GURGANUS L’esca Traduzione di Maria Baiocchi e Anna Tagliavini PLAYGROUND Pagine 238, € 17 In libreria dal 24 ottobre

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy