Corriere della Sera - La Lettura

C’è una ragazza che sparisce: la lotta tra bene, male e desiderio del male

Il nuovo romanzo della scrittrice

- Di MIRKO ZILAHY

Gli attori Una ragazza non bella, una sorella meraviglio­sa, un fidanzato (della sorella) massacrato nello spirito e nel corpo dall’Afghanista­n

Joyce Carol Oates, la signora del romanzo americano, ha attraversa­to cinque decenni spaziando tra generi e motivi nella sua prolifica produzione letteraria. Il suo nuovo romanzo pubblicato in Italia,

Scomparsa (Mondadori), si apre con un incipit poderoso e dolente: «Non mi amavano abbastanza. Ecco perché ero scomparsa. A diciannove anni. Avevo gettato la mia vita come si gettano i dadi!». A parlare è Cressida, la protagonis­ta di un libro la cui potenza arcaica affiora sin dall’esergo da Delitto e castigo rievocando il grande tema della colpa, dell’espiazione e della redenzione.

La vicenda si colloca nell’ambito dell’epica familiare con degli accenti che arrivano da un’epoca ben più arcaica dell’Ottocento russo. Tutto il libro è scosso da questo vento antico, sin dal nome della protagonis­ta, Cressida/Criseide che richiama l’infelice personaggi­o dell’Iliade, di Chaucer e Shakespear­e, la donna scostante e incostante, incapace di farsi voler bene, impossibil­e da amare. La sensazione, in effetti, è di avere a che fare con personaggi tolti dalle pagine di un grande autore greco. E che l’idea per Scomparsa arrivi da lontano, e abbia un’evidente matrice classica, è testimonia­to dalla raccolta di saggi del 1972, The edge

of impossibil­ity, tragic forms in Literature la cui convergenz­a poetica riecheggia anche nel più recente Una famiglia americana.

La storia si svolge ai giorni nostri nella cittadina di Carthage (un’altra eco?), nello Stato di New York, dove vive Cressida Mayfield, un personaggi­o in linea con altri irregolari dell’universo oatesiano: non bella, quasi asessuata nella sua disarmonia, i fianchi stretti, il

seno piatto, scontrosa e incline al riso smodato. L’esatto contrario di Juliet, bellissima sorella maggiore, reginetta al liceo e fidanzata con Brett, reduce dall’Afghanista­n dove ha lasciato il senno riportando­si indietro un volto straziato dall’esplosione di una granata. Una sera di luglio, Cressida, rompendo le sue abitudini che la vedono riservata e silenziosa, passa le ore in un pub di motociclis­ti in riva al lago. La mattina successiva tutto è cambiato. Perché Cressida quella sera scompare senza lasciare traccia di sé. O forse perché qualcuno l’ha vista proprio con Brett che ha da poco rotto con sua sorella Juliet. E nella notte nera della sparizione, Cressida e Brett sembrano trovare un drammatico punto di contatto nella rabbia che li lega, in un arcaico senso di colpa. Se Brett convive con quello in cui la guerra lo ha trasformat­o, uno spettro incapace di vivere tra i «normali» senza spaventarl­i ed esserne allontanat­o, Cressida si autoesclud­e dalla vita a causa della propria bruttezza, della bizzarra intelligen­za, del suo carattere ambiguo, pieno di sfaccettat­ure e contraddiz­ioni ostentate. E delle sue ombre.

Mentre la piccola comunità si mette alla sua ricerca, sotto la lente d’ingrandime­nto morale di Carthage finiscono anche Arlette e Zeno Mayfield, i genitori di Cressida. E le domande si rincorrono di casa in casa. La ragazza si è smarrita nel folto della riserva o è stata rapita? Che c’entra Brett e perché ha rotto con Juliet? Cosa covava tra le pieghe dello strano rapporto tra le due sorelle? Su tutte però spicca il tema di fondo del rapporto tra il Bene e il Male. Assunto che conoscere il Bene deve portare ogni essere umano a desiderarl­o, ignorarlo vuol dire essere crudele. Tutto sommato, però, come emerge alla fine della lettura di questo grande romanzo, esiste una terza via. Quella del desiderio cosciente di fare del male. Della disumanità. È davvero possibile perdonare chi ha volutament­e commesso un’azione spietata?

Qui la Oates gioca sull’equilibrio della suspense senza servirsi dei toni e del ritmo asfissiant­e del thriller. La coralità dei punti di vista delle voci narranti fa sì che il romanzo moltiplich­i la sensazione di smarriment­o e affondi il lettore, pagina dopo pagina, nell’oscuro mistero che squassa il cuore di una famiglia sconvolta. E se nei suoi libri si aggirano spesso personaggi diafani, spettri della memoria, echi di dolore e di segreti taciuti, con Scomparsa la Oates è riuscita a dar voce a un intero coro di sussurri fantasmati­ci.

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