Corriere della Sera - La Lettura
Le monete trovano una casa di nuovo conio
Eventi Inaugura martedì 25 a Roma la sede del Museo della Zecca presso il polo industriale dell’Istituto poligrafico dello Stato. Duecento anni di numismatica: quei soldi sono un po’ noi
La storia si può raccontare con le conquiste, le guerre, i progressi, le tragedie e le scoperte. Ma anche con piccoli (grandi) oggetti: medaglie e monete coniate da sovrani e città e passati di mano in mano, di anno in anno, di Regno in Repubblica. Per capirlo bene, basta vedere quello che succederà a Roma martedì 25 ottobre, quando sarà inaugurata la nuova sede del Museo della Zecca, nel polo industriale dell’Istituto poligrafico dello Stato, sulla via Salaria. Protagonista è una collezione di monete, medaglie, conii, punzoni e modelli in cera. Si tratta di duecento anni di storia e di costume, come ha scritto Silvana Balbi De Caro, curatrice della mostra, nel catalogo. E qui si può «rispolverare» il detto latino «i soldi, se li sai usare, servono; altrimenti diventano i tuoi padroni» ( pecunia, si uti scis, ancilla est, si nescis, domina).
Il suo nesso con l’iniziativa romana? Grazie al museo si può «usare» il denaro (in questo caso, le sue manifestazioni nel passato) per comprendere meglio la storia del nostro Paese. Perché appunto — come sanno i numismatici — una moneta, anche la più semplice, può raccontare molto di chi l’ha coniata, che sia un’antica città o uno Stato moderno. E non c’è bisogno di arrivare all’euro dei giorni nostri — nel bene e nel male — per capirlo.
Non solo monete, conii e punzoni, però, saranno esposti davanti agli occhi del visitatore. Anche un esteso apparato di macchinari storici per la lavorazione dei metalli, tra i quali il bilanciere di Clemente VII del 1735, alcuni pantografi ottocenteschi e le attrezzature, in gran parte ancora intatte, utilizzate nei diversi reparti della nuova Zecca italiana costruita — per volontà di Vittorio Emanuele III — sull’Esquilino nel 1911.
Lo scrigno delle meraviglie è il titolo del catalogo della mostra. Uno scrigno che è rimasto serrato dai primi mesi dell’anno scorso, quando ha chiuso i battenti la «vecchia versione» del Museo della Zecca, all’interno del ministero dell’Economia, per poi riaprire appunto all’Istituto poligrafico questa settimana, con un’esposizione riorganizzata e ampliata. Dopo l’inaugurazione — prevista la presenza del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e del collega dei Beni culturali, Dario Franceschini — inizierà la vera e propria apertura al pubblico: gratuita ma almeno in un primo momento e per motivi di sicurezza solo su appuntamento ( booking_museodellazecca@ipzs.it), perché il museo si trova all’interno dell’Officina carte valori.
La nuova sede — un incrocio tra anti- co e moderno, tra i vecchi punzoni in mostra e la normale attività di produzione di carte d’identità e passaporti elettronici — è stata fortemente voluta dal «padrone di casa», l’amministratore delegato dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Paolo Aielli. Naturalmente le «meraviglie» di questo «scrigno» non sono tanto i freddi valori finanziari delle opere esposte, quanto la bellezza, il senso storico e le emozioni culturali che trasmettono: un modo forse poco pratico, ma pieno di soddisfazioni, perché la pecunia sia esclusivamente ancilla. Vale a dire, in questo caso: non utile alle tasche ma agli occhi e all’anima.
Nato agli inizi dell’Ottocento come Gabinetto numismatico dello stabilimento monetario pontificio, e passato poi al Regno d’Italia nel 1870, il Museo della Zecca è cresciuto nel tempo anche grazie ad acquisti e donazioni. Un esempio fra tanti? La ricca raccolta di modelli in cera di Benedetto Pistrucci, autore dell’esemplare della sterlina con San Giorgio e il drago, ancora oggi in uso alla zecca reale britannica. L’esposizione, allestita dall’architetto Giovanni Bulian, è divisa in due sezioni. La prima parte spazia dalle medaglie pontificie di primo Ottocento fino ai modelli in cera di Pistrucci e alla «Galleria della lira». Poi si scende al piano inferiore, in una sorta di cammino «reale e virtuale» con una passeggiata nelle officine monetarie della Zecca di Roma così come dovevano apparire nel 1911, quando fu inaugurato l’edificio sull’Esquilino. Quindi macchinari e manufatti d’epoca, ma anche ricostruzioni virtuali degli antichi ambienti di lavoro.
Ma sbaglia chi pensa a un’esposizione esclusivamente per un pubblico colto e maturo. «Il museo — spiega Aielli — dedica un ampio spazio alla didattica nell’intento di offrire una autentica valorizzazione artistica anche ai visitatori più giovani con iniziative mirate». Perché imparino anche loro a cogliere gli aspetti più artistici e storici del mondo del denaro, senza considerarlo un semplice strumento fine a se stesso. È questa la passione dei numismatici e di tanti collezionisti del ramo: la gioia di vedere in una moneta la storia, i fatti e i progressi (ma anche gli scontri) della propria città e del proprio Paese nel corso del tempo. Non è tanto un investimento «finanziario» sul futuro, benché proprio di denaro si tratti. Piuttosto, è un modo di trovare nel passato una gioia per il presente. E una scommessa su un futuro più consapevole della bellezza e degli errori della storia.
La collocazione precedente era all’interno del ministero dell’Economia. Il nuovo allestimento propone un percorso articolato Tra i tesori, la ricca raccolta di modelli in cera di Benedetto Pistrucci, la cui sterlina è ancora in uso in Gran Bretagna