Corriere della Sera - La Lettura

In fondo alla «sura della Grotta» l’antica speranza di padre Dall’Oglio

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Speranza nell’Islâm (Marietti, 1991) è l’apoteosi del titolo di questa rubrica. Non solo perché è ovvio che un saggio teologico-filosofico non diventi un bestseller. Oggi rischiano la clandestin­ità tutte le idee di dialogo con la religione del Profeta scritte nelle sue pagine. Forse torneranno sul ponte in giornate di sole che non possiamo prevedere, ma è inutile negare che adesso stiano viaggiando nella stiva della storia. Clandestin­a, nella migliore delle ipotesi, è anche in questo momento la sorte dell’autore. Padre Paolo Dall’Oglio è stato rapito in Siria nel 2013 mentre si trovava a Deir Mar Mousa, il monastero nel deserto da lui salvato — una pietra sopra l’altra, un affresco alla volta — e trasformat­o in una comunità di accoglienz­a interconfe­ssionale. Gesuita, studioso della lingua e della cultura araba, nel saggio esprime la sua passione per la vena mistica dell’islam. È la sua tesi di dottorato e analizza la diciottesi­ma sura del Corano, la

sura «della Grotta». Uno studio teologico ma anche un lavoro sulla struttura letteraria delle tre storie narrate, legate dall’attesa dell’ora del giudizio. «Speranza nell’Islâm significa sia la speranza di cui vivono i musulmani, sia la speranza che noi nutriamo nei musulmani... Non si tratta di dimenticar­e il passato... ma di porre un nuovo inizio sgombrando il campo, per quanto possibile, da rancori e pregiudizi, il che richiede un’assunzione di profondità della memoria storica... ». Nella sura giovani credenti addormenta­ti sono in grado di svegliarsi dopo trecento anni. Chissà che cosa sta dormendo davvero nella nostra stiva.

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Paolo Dall’Oglio, Speranza nell’Islâm (Marietti, 1991)

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