Corriere della Sera - La Lettura

RAZZIE (E MOSTRE) D’ARTE

- Di ARTURO CARLO QUINTAVALL­E

Lunga storia quella delle esposizion­i d’arte e molti i problemi: li discute Francis Haskell (19282000) in La nascita delle mostre, libro importante, appena ristampato ( traduzione di Federica Armiraglio e Roberta D’Adda, Skira, pp. 304, € 22). Quando nascono le mostre? E, a farle nascere, è stato Napoleone con le razzie di opere d’arte nell’Europa conquistat­a? Oppure, a far nascere le mostre, con la fuga dei nobili dalla Francia, è stata la Rivoluzion­e francese? E far mostre si lega anche all’idea di nazione, magari di marca fascista o nazista? Torniamo in Francia: il duca di Orleans, pieno di debiti, nel 1788, l’anno prima della presa della Bastiglia, decide di vendere la sua raccolta di capolavori di arte italiana, francese, fiamminga, 296 pezzi, alla casa d’aste di James Christie. Le opere, con molte traversie, sono portate a Londra, esposte a pagamento (uno scellino) e in gran parte vendute a nobili collezioni­sti. Non è solo la dissoluzio­ne di un patrimonio ma la formazione di un gusto e la distinzion­e fra le culture nazionali dell’arte. Intanto Napoleone crea al Louvre il Musée Napoleon (1802) con le opere razziate da mezza Europa e lo fa dirigere dal barone Dominique Vivant Denon. Arrivano a Parigi dipinti e sculture, Raffaello e Correggio, Reni e Guercino, l’Apollo del Belvedere e il Laocoonte, e ancora pezzi dalla Germania e dalle Fiandre: la enorme struttura è pronta nel 1814 ma, dopo Waterloo e con la pace di Versailles, le opere tornano, in parte, ai Paesi d’origine. Si riscopre allora il nesso fra arte e idea di nazione e dunque la funzione politica dell’arte. Conferme? Una per tutte la grande mostra nel 1930 a Londra dell’arte italiana, voluta da Mussolini, ricca di capolavori che sono, scrive il «Corriere della Sera», «ambasciato­ri che parlano la lingua universale dell’arte», ma insieme mostrano «l’eterna vitalità della razza italiana». Far mostre, per duecento anni, converrà pensarci, è stato anche progetto «politico»?

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