Corriere della Sera - La Lettura
L’uomo delle serrature di ottone che salpa con la sua nave-teatro
Sulla scrivania ha una pianta del teatro e uno scatolone con la scritta «serrature di ottone»: nell’appena restaurato Teatro Sociale di Camogli, nel Levante genovese, il direttore tecnico si deve preoccupare di tutto. Dice Maurizio Longano: «Ho anche la responsabilità della sicurezza e in un teatro è una cosa seria». Longano, 67 anni di cui 24 passati all’Opera di Genova, è il direttore per le luci e il fonico ma anche mille altre cose, è l’ufficiale di macchina nella nave-teatro costruita dagli armatori camoglini sul finire dell’Ottocento. Ogni famiglia di palchettisti aveva quote-teatro come fossero quotebarca. Negli anni Settanta Longano è partito per la Swinging London e c’è rimasto otto anni facendo il fonico: «Significava guidare il furgone dei gruppi, fare i sopralluoghi audio, montare e smontare gli strumenti... suonavo anche un po’ di batteria». Dai suoni alle luci: «Ho iniziato con quelle dei concerti rock, ho lavorato con Cocciante e Ramazzotti». In giro per il mondo per vent’anni: «Allo Stabile di Genova mi chiamarono all’ultimo minuto per uno spettacolo con Umberto Orsini: andava in scena il giorno dopo e il loro fonico era appena stato portato via dai carabinieri perché non si era presentato alla chiamata della leva militare». A quarant’anni «un amico giapponese mi disse: “Maurizio, tu devi farti una storia”. Mi colpì. Dovevo fermarmi. Ho fatto base nella mia città, Genova. Teatro Margherita, Carlo Felice. Il Sociale di Camogli è una sfida perché riparte da zero, dopo 40 anni di quasi totale chiusura. Ho apparecchiature nuovissime come i proiettori motorizzati a led, che controllo dal computer. Migliaia di colori, una gioia. Qui l’avventura inizia dalla banchina, non salgo a bordo a viaggio già in corso».